Conosco gente che
abbinerebbe lo Champagne pure alla fiorentina e altri che, un po’ come dei
moderni Napoleone, non potrebbero vivere senza.
Tanto si è detto e tanto
si dirà ancora su questo prodotto, giustamente orgoglio della viticultura
francese.
Qui da noi, dove tutto si
riduce a confronto, la domanda più classica che mi sento spesso fare è se è
meglio lo Champagne o le nostrane bollicine, siano esse Franciacorta, Trentodoc
o Oltrepo’.
In realtà non c’è una
risposta ad una domanda così generica, come del resto non è nemmeno vero che per
forza lo Champagne sia necessariamente più costoso di una bollicina in Italia.
Ci sono infatti diversi piccoli
e medi produttori di ottimi Champagne, poco conosciuti, che hanno prezzi più
che abbordabili.
Ci sono poi le grandi
maison, che vuoi per richiesta di mercato, vuoi per status che lo Champagne
richiama necessariamente, applicano prezzi decisamente più alti della media.
Il pubblico dei
consumatori occasionali lo giustifica con il fatto che lo Champagne ‘è sempre
buono’, mentre il pubblico degli abituèe con il fatto che quando beve Bollinger
o Dom Perignon o Cristal trova sempre, annata dopo annata, la stessa garanzia
di qualità, lo stesso innato marchio di fabbrica.
Una differenza non da
poco data principalmente, oltre che dalla bravura degli chef du cave (gli
enologi d’Oltralpe), al fatto che raramente si producono millesimati.
Lo Champagne è infatti
un sapiente mix di ultima annata e di basi di anni precedenti, con il preciso
obiettivo di eliminare eventuali differenze di sapori e profumi che si possono
invece ritrovare nei millesimati e dovuti principalmente alle diverse condizioni
climatiche.
Questa premessa mi è
venuta spontanea prima di introdurre una delle prime bevute dell’anno con uno Champagne
che, fatto il discorso di prima, non si trova né tra i produttori sconosciuti e
né tra quelli più rinomati ma in una piacevole via di mezzo.
Partiamo subito con il
dire che la qualità dello Champagne Bonnaire Brut Blanc de Blanc è di assoluto
primordine.
La zona di produzione si
trova nella prestigiosissima Cote des Blancs, dove lo Chardonnay domina
assoluto e dove ha sede l’azienda, non lontano da Epernay.
Azienda nata nel 1931,
con gli attuali 22 ettari vitati e 100.000 bottiglie prodotte all’anno si
posiziona come già detto come media azienda che però inizia a far conoscere
anche all’estero il proprio marchio.
Per le note tecniche posso
sinteticamente dire che il vino affina in acciaio per 9 mesi e in bottiglia sui
lieviti per 36 mesi.
Nel bicchiere ha un colore
giallo paglierino cristallino, con un perlage fine e persistente.
Naso spaziale che si
caratterizza per intensissime note di lievito e agrumi mentre in bocca è
piacevolmente cremoso con una componente acida importante ma ben incorporata
nel vino.
Ideale come starter su
antipasti e patè, in serate importanti dove si vuole fare bella figura con ospiti
abituati agli Champagne delle grandi maison.
Commenti
Posta un commento