Strepitosa verticale
di 15 annate di Flaccianello di Fontodi
E’ la prima volta che assaggio un cavallo di razza come il mitico Flaccianello.
Sangiovese in purezza,
arriva dalla zona del Chianti Classico, anzi di più …. siamo in quell’anfiteatro
naturale che viene chiamato Conca d’Oro di Panzano.
Il termine richiama
una ricchezza che non è certo relativa al prezioso metallo giallo ma semmai ad
una zona particolarmente vocata alla coltivazione della vite per condizioni
pedoclimatiche che raramente si possono riscontrare altrove.
Si tratta di colline
dal suolo argilloso e calcareo, chiamato galestro, formatosi grazie alla
frammentazione di rocce nel corso dei millenni, con una altezza che può variare
dai 350 ai 500 mlsm, poste ad anfiteatro su questa conca, che proprio grazie
alla forma delle colline che la circondano, permette al sole di riscaldare il
suolo la mattina mentre il calore vi rimane intrappolato venendo rilasciato
solo a sera quando, una consistente escursione termica, consente alle uve una
maturazione fenolica in grado di regalare una importante ricchezza di profumi
al vino.
Oltre alle condizioni
pedoclimatiche, di per sé fondamentali ma non certo sufficienti a produrre un
ottimo vino, si vanno aggiungendo una coltivazione della vite addomesticata al
terroir da pratiche agronomiche assolutamente non invasive, con una costante
attenzione al terreno per la cui concimazione si utilizzano il letame della
razza Chianina allevata in zona unita allo sfalcio delle potature.
In casa Fontodi il
passaggio alla coltivazione biologica avvenuta in anni recenti è in realtà un
lento ma progressivo avvicinamento alle buone pratiche di rigenerazione della
terra invece che al suo continuo sfruttamento unite ad un assoluto divieto nell’utilizzo
di pesticidi.
In cantina si attua
una macerazione sulle bucce di 25-30 giorni che consente una buona estrazione
dagli acini di tutte le componenti importanti dell’uva (polifenoli e
antociani), si utilizzano solo lieviti indigeni (già presenti sull’uva
raccolta) per far partire la fermentazione, per poi fare un passaggio di un
anno in botte grande o anfore di terracotta e due anni di barrique.
Qui qualche purista
potrebbe storcere il naso, ma basterebbe anche ad un principiante assaggiare il
vino per capire che l’uso della barrique non è solo poco invasivo, ma molto
oculato e intelligente.
Solo barrique con
legno poco poroso e poco tostate per non inficiare il varietale del Sangiovese
e consentire al contempo un rilascio di tannini del legno che si integrano
perfettamente con il poco malleabile Sangiovese.
La scelta della
barrique non è quindi una scelta dettata dal desiderio di accorciare i tempi di
un vino che necessariamente va aspettato, ma piuttosto accompagnare il vino
verso un processo di maturazione che trova il suo naturale alleato nell’uso
intelligente del legno.
Si può ricordare che
la vendemmia del Flaccianello è effettuata con la raccolta delle migliori uve
proveniente dai vigneti dell’azienda e non da un unico vigneto, a dimostrazione
della estrema attenzione e importanza data alla materia prima che arriva in
cantina.
Infine una curiosità
relativamente alla croce d’oro che possiamo trovare su tutte le annate.
Si tratta del Nodo di
San Giovanni, conservato inciso su una pietra arenaria e conservato nella
vicina pieve.
Una presentazione così
immersiva era assolutamente doverosa per introdurre una degustazione storica di
15 annate di Flaccianello, avvenuta in un sabato sera di fine ottobre di umido
e pioggia fine ma insistente, a ricordare che eravamo a ridosso del ponte di
Ognissanti.
Si è partiti con la
prima annata, una strepitosa 1985 per proseguire con molte delle annate
successive fino alla 2015.
Vi risparmio la lunga
trafila di note che mi sono preso per ogni annata, per concentrarmi sulle
annate che mi hanno più colpito.
Tra queste oltre ad
una 1985 commuovente per qualità, anche se naturalmente un po’ più scarica
delle altre, ho particolarmente apprezzato la mitica 1995 Magnum di cui mi sono
portato a casa la bottiglia stile trofeo.
Colore rubino vivace e
brillante, nuance accattivanti di sottobosco, ciliegia matura, corteccia, fiori
appassiti, liquirizia e scatola di tabacco.
Al palato si mostra
sontuoso, pieno ed equilibrato, con una struttura tannica finissima, una
acidità ancora in ottima forma e più in generale con una opulenza distintiva e
una personalità innata che lo rendono un primo della classe, quasi un
predestinato.
Infinita la
persistenza con ottima coerenza con il naso.
Di sicuro è l’annata
che ha messo un po’ tutti d’accordo, anche se diverse altre annate come la 1990
e la 2012 su tutte, hanno messo a dura prova l’ideale assegnazione del premio
migliore annata della serata, dato dai severissimi (anche se alla fine un po’
alticci) sommelier e wine lover che hanno avuto la fortuna di partecipare alla
serata.
Se non fosse abbastanza, dietro suggerimento del padrone di casa nonché amico sommelier Camillo, si è deciso di esagerare invitando il bravissimo Chef professionista Daniele Scanziani, che alla sfida di abbinare un menù adatto ad un vino di primo livello come il Flaccianello ha risposto in maniera superlativa, preparando piatti tradizionali talvolta rivisitati con un gusto ed una eleganza da grande Chef.
Grazie a tutti, in piedi ed applausi !!!
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