Passa ai contenuti principali

Verdicchio di Matelica Collestefano



Devo dire che alla domanda di un mio collega sulla differenza tra il Verdicchio di Matelica e quello dei Castelli di Jesi, ho subito compreso la mia impreparazione sull'argomento ed ho deciso che era ora di rimettermi a studiare la teoria oltre che fare (tanta) pratica.

Del resto il motivo per cui, nel lontano 2013, era nato questo blog era proprio quello di studiare, documentarmi sul mondo del vino, trattenere le sensazioni che ogni bottiglia era in grado di darmi durante le mie (allora) solitarie degustazioni di vini da supermercato.

Da quel dì è trascorso molto tempo, molte cose sono cambiate, ma non la mia passione per il nettare di Bacco e, anche se la voglia di studiare e documentarmi ha avuto alti e bassi, quella di degustare non mi ha mai lasciato. 

Il diploma di sommelier è arrivato nel gennaio 2014 e, devo ammetterlo, mi ha dato grande soddisfazione. Non contento ho deciso di mettermi a disposizione dell'AIS per i servizi all'Associazione e nei ristoranti, con lo scopo di imparare l'arte del servizio e rimanere a contatto con un ambiente prestigioso anche se fortemente autoreferenziale.

Anche qui ho imparato molto ma ho ricevuto anche qualche delusione di troppo; nulla di grave ma da qui ho maturato la decisione di uscire dall'Associazione (di cui comunque rimango orgogliosamente socio).

Quasi contemporaneamente è arrivato un eccezionale colpo di fortuna. Infatti nel settembre 2015, con un amico dell'AIS, abbiamo deciso di formare un ristretto gruppo di appassionati che ogni settimana si riproponeva di degustare vini sempre diversi e imparare ad abbinarli ai piatti più disparati.

La fortuna nella fortuna è che nel gruppo si è subito fatto allo scoperto un grande appassionato di cucina che non ha nulla di meno di uno chef professionista e che ogni settimana ci delizia con piatti sempre diversi, raffinati e di grande qualità. 

Questa importante parentesi è forse dovuta a pura nostalgia per il tempo che inesorabile scorre via, ma ogni tanto voltarsi indietro per guardare la strada fatta aiuta a focalizzare meglio dove siamo.

A questo punto la soluzione alla domanda iniziale è molto semplice: la differenza tra le due denominazioni è una questione di terreni, pendenze e microclima.

I territori sono piuttosto vicini ma molto diversi tra loro. 

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi è coltivato su terreni sabbio-argillosi e collinari che donano al vino profumi di frutta tropicale e sapidità dovuta anche alla vicinanza con il mare.

Il Verdicchio di Matelica invece viene coltivato nella valle dell'Esino, una valle chiusa con clima continentale e importanti sbalzi termici, con una naturale tendenza della vite a portare a maturazione poche gemme molto ricche di zuccheri e sali minerali. In questa zona i vini sono piacevolmente floreali, minerali e speziati, con sensazioni gustative di ottima complessità.

Concludo il post come sempre con un vino che ho assaggiato, in questo caso poco prima del lockdown.

Si tratta di Collestefano, azienda di Castelraimondo in conduzione biologica di Fabio Marchionni. Un'azienda che con il Verdicchio ha creare un vino che è riuscito a crescere costantemente nel tempo, fino a diventare uno dei punti di riferimento nella sua denominazione.

Nel bicchiere si presenta fresco, con nuance di frutta tropicale, mandarino e pietra bagnata che fa presupporre una buona mineralità anche in bocca.

Al gusto è pieno e strutturato, polposo e coerente con il naso, di buona lunghezza e capace di variare di intensità e struttura ma senza stancare e pur rimanendo una bottiglia da bere e finire senza indugio e senza troppi lazzi e svolazzi.


Commenti

Post popolari in questo blog

Barolo Produttori di Portacomaro Docg (2012)

Barolo Produttori di Portacomaro I produttori di Portacomaro è una delle linee di produzione dei Produttori di Govone, cantina sociale del Monferrato capace di produrre circa 3 milioni di bottiglie l'anno vendute in quattro continenti. Nello specifico però il suo Barolo è una vera chicca. In realtà non se ne trova traccia sul web, sia come ricerca di informazioni sia come acquisto. La mia bottiglia è arrivata nella mia cantina come regalo di Natale di parenti, probabilmente a sua volta trovata in qualche pacco aziendale. E' stata quindi con una certa incertezza che ho deciso di portare alla cena di un amico e collega questa bottiglia di Barolo del 2012. In cantina l'ho sempre tenuta sdraiata e lontana da fonti di calore o luce, come da manuale del perfetto sommelier, ma delle sua integrità non ero del tutto convinto. E invece con grande sorpresa, appena stappato, si è subito sprigionato dalla bottiglia una nuance di liquirizia, rabarbaro, chiodi di garofano con accenni ment

VALPOLICELLA RIPASSO CLASSICO SUPERIORE DOC 2011 - CANTINA VALPOLICELLA NEGRAR

Il mondo delle cooperative è un universo complesso e spesso controverso di cui si potrebbe parlare a lungo. La Cantina Valpolicella Negrar è una cooperativa che gestisce quasi 600 ettari di vigneti e che sembra aver sposato in pieno il concetto della qualità, attraverso una selezione attenta delle uve dei soci, l'utilizzo di una cantina moderna con vasche in acciaio inox e botti di rovere di medio-grandi dimensioni e un impianto di imbottigliamento indipendente con una capacità di 7.000 bottiglie all'ora. Questa cooperativa produce Amarone, Recioto, Valpolicella Classico e Ripasso ed è quest'ultima tipologia di vino che ho assaggiato. I Valpolicella Ripasso hanno da sempre diviso esperti e appassionati tra chi li trova gradevoli soprattutto perchè hanno maggiore struttura dei Valpolicella classici mentre sono meno impegnativi di un Amarone  (anche in termini economici) e chi invece li trova ibridi e stucchevoli. A mio modesto avviso se si parte da una buona ma

I Cannonau Vigna Sorella e Chidera, annata 2014

Stiamo ancora in Sardegna per parlare di Cannonau, vitigno autoctono dell'isola dalle origini antichissime riscoperto in alcuni vasi di ceramica del XII secolo a.C. Puntuale come il Natale, ho letto di recente dell'ennesima ricerca internazionale che parla del vino rosso e delle sue proprietà antiossidanti, che nel caso del Cannonau pare siano particolarmente importanti. Che lo siano o meno non credo che questo porti a consumare più vino chi solitamente non ne beve, ma di sicuro aiuta la consapevolezza generale che bere poco ma bene, contribuisce a migliorare la qualità della vita oltre ad essere un piccolo tassello di un complicato puzzle, che affiancato a tanti altri comportamenti corretti nella vita di tutti i giorni, può aiutare e influire positivamente sulla salute di ogni individuo. Tornando più direttamente al nostro amato Cannonau, è anche il vino rosso che più di ogni altro richiama alla memoria la Sardegna, con tutto il suo carico di nostalgici ricordi di una