Il Sylvaner è il classico vino che riesce nella duplice e quasi impossibile impresa di essere 'eno-figo' e nello stesso tempo piacere un po' a tutti.
Questo è dovuto a diversi fattori, ma di sicuro tra i principali possiamo annoverare il fatto che si concentra in una zona di produzione piuttosto ristretta (quindi non invaderà mai il mercato con milioni di ettolitri), oltre all'estrema serietà e garanzia dei produttori altoatesini in termini di qualità produttiva.
Il Sylvaner inteso come vitigno sembra arrivare dalla Transilvania, poi si è accasato in Germania, che è anche la nazione che più ne produce, soprattutto in Franconia e in Alsazia.
In Italia è diffuso in Alto Adige e in particolare nella Val d'Isarco, una bellissima e soleggiata valle di 80 km che si estende dal Brennero a Bolzano.
Tra i tanti produttori di questa zona, la maggior parte di ottimo livello, ho di recente assaggiato il Sylvaner di Pacherhof.
Il suo Maso è situato a Novacella, è una antica dimora datata 1142, acquistata dalla famiglia Huber nel 1800, dei veri e propri pionieri della viticoltura in Val d'Isarco.
Pacherhof ha una chiara e precisa filosofia produttiva, che si sostanzia nella ricerca assoluta della qualità, con l'utilizzo al minimo indispensabile della chimica, nel rispetto delle peculiarità del vitigno e del terroir che si devono 'sentire' ed esprimere nella bottiglia, senza forzature che possano andare a incontrare le mode del momento.
Alle volte certi stili sono più efficaci di mille etichette, infatti non mi risulta che siano certificati biologicamente.
Le vigne si trovano ad una altezza di 720 metri su un suolo in cui predominano la sabbia e la ghiaia, e ricco di minerali.
A livello di microclima è molto simile a quello tipico di tutto (o quasi) l'Alto Adige, quindi notti fresche o fredde e giornate tiepide ma anche calde, con buona ventilazione; il tutto permette alle uve di strutturarsi di un corredo aromatico particolarmente fruttato che personalmente non disdegno affatto.
Alle note fruttate e aromatiche, il Sylvaner unisce una struttura non convenzionale rispetto ad altri bianchi della zona e questo sicuramente è uno dei punti di forza di questo vino, che al naso si presenta con un bouquet ricco e intenso, quasi grintoso, con una interessante vena erbacea, una elegante scia di erbe aromatiche e di fiori di campo.
Il tutto si mischia con la frutta più matura come il melone o l'ananas, gli agrumi e una spinta alcolica che si percepisce al naso.
Mentre i sorsi di susseguono a diverse temperature, il vino cambia e si trasforma, mentre il suo delicato equilibrio riesce a imporsi in maniera quasi sorprendente per un vino dalle variabili olfattive così ampie.
Il palato è strutturato, piacevolmente sapido e deciso, con il sorso polposo e coinvolgente, un filo piacione ma ben sostenuto da una adeguata acidità e da un retrogusto amarognolo sul finale lungo.
Fare qualsiasi critica mi sembra davvero impossibile e anche se vado (con la memoria) alla ricerca di qualche difetto devo dire che proprio non riesco a trovarlo.
Personalmente lo trovo quasi sprecato in abbinamento, anche per via di una certa struttura non facilmente abbinabile con tutti i piatti.
Di sicuro non è un vino facile ma finisce indubbiamente per piacere e questo è un altro pregio non da poco.
Se poi consideriamo il prezzo al quale lo si può trovare in enoteca o in offerta in uno dei tanti siti online (circa 15 euro), a mio parere è da acquistare e stappare quando volete fare una bella figura a qualche cena tra amici, magari tenendo conto delle note di questo blog 😊.
Prosit !
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