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Visualizzazione dei post da gennaio, 2017

Il Traminer Aromatico di Le Vigne di Zamò

L’area di produzione dei vini IGT “delle Venezie” è indubbiamente molto estesa e se vogliamo quasi 'sospetta', nel senso che si potrebbe pensare che si sia voluto far rientrare in una tipologia un elevato numero di vini con storie molto diverse tra loro. L'area si estende nelle regioni Friuli-Venezia Giulia e Veneto e nella provincia autonoma di Trento. Questo territorio, seppure molto vasto, ha delle peculiarità speciche. Innanzitutto è protetto a nord dalle Dolomiti, mentre a sud arriva fino al mare Adriatico e al fiume Po. Un territorio così esteso non può che presentare una grande diversità di “terroir” che probabilmente ha permesso lo sviluppo di vini altrettanto diversi. Le estati si presentano piuttosto calde, nella maggior parte delle zone di pianura e in alcune località di montagna specialmente nei versanti al sole, mentre risultano più fresche man mano che si arriva in collina o sui versanti alpini. Come in tutte le zone collinari e di montagna si possono t

Quando una bottiglia può farti cambiare idea sul Moscato d'Asti

Quella del Moscato d'Asti è una storia di rinascita vitivinicola come poche se ne possono raccontare, da vino di grandi quantità per uso commerciale e relegato ad un consumo tipicamente festivo, a vino di pregio e finezza indiscutibili, partendo come spesso succede da un ridotto manipolo di piccoli, coraggiosi e visionari produttori. La zona di produzione del Moscato d'Asti è vasta e ricopre tre provincie, Alessandria, Cuneo e Asti, ognuna con le sue caratteristiche di terreno, microclima, esposizione, pendenze, ma allargando la visuale semplicemente al vitigno 'Moscato bianco', lo potremmo sorprendentemente ritrovare un po' in tutta Italia, praticamente da Bolzano a Trapani, passando per numerose provincie del centro Italia. Tuttavia restringendo il campo tra i più interessanti luoghi d'elezione del Moscato troviamo senza dubbio Santo Stefano Belbo in provincia di Cuneo, Canelli nell'astigiano e Strevi nell'alessandrino, e in questi due ultimi areal

Nectaris, quando l'aromaticità del Gewurztraminer diventa passito.

Sui passiti non riesco ad avere mezze misure. Alcuni riescono a convincermi, in rari casi addirittura riescono a farmi ringraziare la sorte di non essere astemio, grazie al loro precario equilibrio che oscilla tra una naturale dolcezza e la spinta di una cospicua spalla acida. Purtroppo in altri casi, anche se l'olfatto può essere ben strutturato e ampio, risultano di una pastosità e dolcezza davvero eccessivi, a cui il palato rifiuta di dare una seconda opportunità. Tra i vini altoatesini di sicuro il Gewurztraminer è quello più adatto alla produzione di passiti. E questo perchè la sua naturale acidità aiuta il sorso a rimanere saldo e a contrastare la concentrazione di zuccheri del passito. Le premesse sono quindi buone, poi come sempre dipende da agronomo e cantiniere trarre il meglio da vitigno e condizioni pedoclimatiche che in Alto Adige possono contare su sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte in grado di esaltare i terpeni e quindi rendere ancora più profum

Champagne L'Ablutien di Didier-Ducos

Ultimo dell'anno a casa di amici. Decido di portare una magnum di L'Ablutien, uno Champagne di Didier-Ducos, sia per assecondare il padrone di casa che so essere un amante delle bollicine, sia per l'ineguagliabile fascino che la magnum solitamente esercita nei confronti dei consumatori abituali di vino, dal principiante al winelover più smaliziato. La zona di produzione è la famosa 'Montagne de Reims, un vasto tavolato ricoperto da boschi e situato tra Reims e Epernay, con un terreno gessoso tipico della zona dove il Pinot noir spopola quasi incontrastato. La regione è costellata di villaggi classificati come Grand Cru e Premier Cru, praticamente il meglio che si possa cercare in campo enologico. La composizione dell'Ablutien è un'insolito (per la zona) con lo Chardonnay al 20% e il Pinot Meunier al 80%. Lo Chardonnay è un vitigno delicato e precoce, che apporta delicati profumi floreali, una ricercata delicatezza ed eleganza. Il Pinot Meunier è il s

L'ascendente parabola del Kerner

Alcune volte cadono nell'oblio, altre volte risorgono e diventano dei prodotti ricercati. E' il caso di alcuni vitigni autoctoni che per motivi molto diversi tra loro hanno visto la loro coltivazione diventare sempre più marginale; spesso ne rimangono addirittura solo pochi filari di viti dimenticate tra le vigne di contadini ostinati o che li hanno scambiati per altri tipi di vitigni più conosciuti, magari fino a quando, un giorno, si presenta il professorone della tale Università, che ha sentito dire che in quella vigna dimenticata ci sono ancora poche e vecchie viti di quel raro vitigno. Forse un giorno, dopo varie sperimentazioni e incroci genetici per migliorarne la qualità, finalmente usciranno dall'oblio. Altri come il Kerner hanno una storia un po' diversa. Creato in Germania nel 1929 da August Herold incrociando l'operaia Schiava grossa (varietà a bacca rossa), con l'aristocratico Riesling (varietà a bacca bianca), è rimasto per molti anni un se

La dolce aromaticità del Moscato Apinae di Di Majo Norante

Il freddo è pungente per le strade buie e deserte di una sera di gennaio senza pioggia e senza neve, ma la suggestione della bottiglia di Apinae di Di Majo Norante che mi aspetta a casa è già una consolazione sufficiente a risollevarmi il morale di una giornata nel suo complesso non proprio entusiasmante. La masseria Di Majo Norante è ubicata a Nord del Gargano, su un terreno argilloso e sabbioso, con una brezza estiva che arriva dal vicino mare Adriatico che concorre a creare un microclima ideale per la coltivazione della vite. Il suo Apinae è un piccolo capolavoro prodotto con uve Moscato sottoposte ad appassimento naturale sulla pianta. Dopo la raccolta viene effettuata una criomacerazione, ovvero il mosto viene raffreddato ad una temperatura di circa 5 gradi e rimane a contatto con le bucce per 12 ore; occorre dire che all'olfatto questo processo, che consente una estrazione di aromi varietali più importante rispetto alle solite tecniche di vinificazione, si percepisce

Coltivazione biologica e lieviti indigeni per il Barolo Bussia Riserva dei F.lli Barale

L'azienda agricola Fratelli Barale nasce nel 1870, quando da poco si incominciava a parlare di vino Barolo grazie soprattutto a Camillo Benso Conte di Cavour e ai Marchesi Falletti. Ai giorni nostri per quanto riguarda i vigneti, Barale possiede 10 ettari di cui una parte nella zona Bussia, considerata una delle più rinomate per la produzione di Barolo, in grado di sviluppare prodotti strutturati e longevi. L'azienda è a conduzione biologica e ha sviluppato un interessante studio sui lieviti indigeni dell'uva delle sue vigne, che poi vengono utilizzati per la fermentazione del vino in botte. La filosofia aziendale è in parte riassumibile con la convinta attività e sperimentazione sui lieviti indigeni e alla ferma convinzione da parte dell'azienda che il loro utilizzo, al posto dei lieviti acquistati in commercio, porti a mantenere un alto grado di tipicità dei vini prodotti; il tutto tenendo conto della notevole evoluzione che si è avuta negli ultimi anni sull