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Le vigne di Zamò con i suoi territoriali Friulano e Pinot grigio

Friulano di Le Vigne di Zamò

Praticamente senza saperlo e in modo del tutto casuale mi ritrovo a degustare i vini di Oscar Farinetti, cominciando un mese fa con un semplice Arneis della piemontese Fontanafredda, poi di recente un Friuliano e un Pinot grigio delle Vigne di Zamò e per ultimo una spettacolare verticale di 17 annate di Barolo Borgogno, di cui pubblicherò un dettagliato resoconto a breve.

Le Vigne di Zamò nascono nel 1978 per opera della famiglia Zamò, imprenditori del settore del legno che acquistano a Rosazzo cinque ettari di vigna; col tempo si espandono acquistando diversi terreni piantati a vite sempre in zona, portando la produzione a 250.000 bottiglie l'anno.
Nel 2010 una prima svolta con l'acquisizione da parte di Eataly vino srl del 50% della società, seguito dall'acquisto dell'altro 50% nell'autunno del 2015.
Per Eataly è un acquisto di piccole dimensioni se paragonato a Borgogno (acquistata però a titolo personale da Farinetti) e soprattutto a Fontanafredda, società che fattura diversi milioni di euro e che sforna 7 milioni di bottiglie l'anno con i suoi 85 ettari di terreno.
La scelta di Farinetti del resto ricade su una azienda dall'alto livello qualitativo, già ampiamente riconosciuta a livello di appassionati di vino e che ogni anno vince premi dalle principali guide di settore, ma con ampi margini di crescita commerciale soprattutto se inserita nella distribuzione che conta.

Nel Friuli le cose si fanno bene e alle Vigne di Zamò non ci si discosta da questa regola, che poi è un misto di amore per la terra, capacità di amministrare un capitale oltre a capire e saper interpretare l'importanza di un determinato terroir.
E a questo ci pensa Franco Bernabei, enologo di giusta fama guadagnata sul campo, anzi in vigna (Fattoria Selvapiana, Fontodi, Fattoria Felsina, tra le altre) che ha al suo attivo decine di consulenze in tutta Italia e che affianca la conduzione enologica di Alberto Toso.

Tra i prodotti più noti e che riescono meglio a Le Vigne di Zamò c'è sicuramente il Friulano, vitigno storicamente presente in zona prima con il nome di Tocai e poi, dopo il pasticcio del divieto imposto dalla comunità europea all'utilizzo del nome per una 'presunta' paternità da attribuire esclusivamente al Tokaji ungherese, diventato semplicemente Friulano.
In realtà le origini sembrano essere francesi e dalle analisi del Dna sembra più imparentato con il Sauvignon francese o con un suo clone oggi scomparso dalle vigne in Francia.

Giallo paglierino con riflessi dorati, un colore che è già un piacere osservare attraverso il bicchiere.
Il naso è articolato su un duplice binario: da un lato le note delicate di agrumi (mandarino, pompelmo), che poi virano sul melone e la pesca gialla matura, dall'altro fiori di acacia e suadenti note vegetali e di fiori di camomilla, delicati ma persistenti, con una vena salmastra sempre presente.
Un bouquet ampio, intenso e di tutto rispetto.
In bocca l'attacco è giustamente fresco, sapido quasi al limite del salato, in grado di evolvere dopo qualche minuto di riposo nel bicchiere verso un approccio di pienezza gustativa, con impronta morbida e avvolgente, seguita da una dolce speziatura finale.
Un vino che potrei definire equilibrato ma anche godereccio, che quasi fai fatica a degustare perché vorresti non smettere di berne.

Pinot Grigio di Le vigne di Zamò

Secondo prodotto degustato uno strano Pinot grigio 'ramato', che come si può intuire deriva il nome dal particolare colore del vino.
Il Pinot grigio è solitamente fine e delicato, qui invece si trasforma (parzialmente) in vino di territorio, grazie alle uve raccolte in vigna al massimo grado di maturazione.
Un 50% dell'uva viene pigiata e macerata a freddo in acciaio inox, mentre un altro 50% fa macerazione sulle bucce per 4 giorni, con maturazione in fusti di rovere da 5 hl.
Dopo circa 6 mesi i due vini vengono uniti in un unico taglio, ottenendo un Pinot grigio dall'insolita impronta territoriale, giustamente sapido e leggermente tannico, con note delicate ma solide al naso di frutta tropicale, tabacco e una leggera impronta di lievito di pane o vaniglia.
Un vino che unisce in uno strano connubio la personalità espressa dal terroir con l'eleganza del Pinot grigio.
Da provare.



 

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