Amarone di Tommasi |
Non capita tutti i giorni di poter degustare uno dopo l'altro due veri pesi massimi nella loro categoria.
La mia fortuna si concretizza una sera di inizio primavera, con l'aria che si fa più tiepida e un leggero refolo di vento che non disturba, quando con alcuni amici decidiamo di aprire due vini di prim'ordine.
Sto parlando dell'Amarone di Tommasi e del Barolo Terlo dei Poderi Luigi Einaudi.
Barolo Terlo di Einaudi |
Partiamo da quest'ultimo produttore che, se per caso qualcuno se lo sta chiedendo, è proprio l'azienda fondata da quel Luigi Einaudi presidente della repubblica in tempi ormai molto lontani, che a soli 23 anni decide di investire in una piccola cascina a San Giacomo, primo tassello della futura azienda vitivinicola.
Annata 2009, prodotto nel comune di Barolo e più precisamente a Terlo, su terreno marnoso-calcareo, ad una altitudine media di 310 mslm.
Quattro ettari di vigna con impianti che spaziano dal 1977 al 2002, per una produzione di quasi 14.000 bottiglie.
Dopo la fermentazione a temperatura controllata e lo svolgimento della malolattica, il vino sosta 30 mesi in botti di rovere, completando poi l'affinamento con sei mesi di bottiglia.
Einaudi produce un barolo piuttosto classico, austero e potente, con uso parsimonioso del legno e pochi e selezionati interventi in cantina.
Il colore nel bicchiere si presenta granato anche piuttosto carico.
Significativo l'impatto al naso con la viola essiccata, i funghi e il sottobosco a corredare il bouquet iniziale, che poi si allarga al tabacco e alle spezie. Segue per ultima una leggera traccia balsamica di estrema eleganza anche se appena percettibile.
Buono anche l'impatto sul palato, con i tannini vigorosi, buona intensità e corpo di spessore, vitalità ed eleganza si abbinano felicemente nel sorso, senza disturbarsi a vicenda.
Grande equilibrio nelle sue varie componenti accompagnano tutto i sorsi con buona progressione finale.
Ottimo prodotto venduto al giusto prezzo.
Ho visitato Tommasi in occasione del corso Ais di primo livello nel 2011 e in quell'occasione mi aveva colpito l'estrema semplicità e quasi serenità nei modi di questa quarta generazione di Tommasi che lavorano in azienda.
Stiamo parlando della zona di produzione storica dell'Amarone, con vigneti conosciuti e particolarmente rinomati soprattutto nel comune di San Pietro in Cariano, dove si produce l'Amarone della Valpolicella Classico.
Dopo un veloce giro in vigna, abbiamo visitato l'azienda con i silos in acciaio e la sala delle botti, tutte di grandi dimensioni, per poi passare alla sala degustazione con vista sulla cantina dove riposano i vini.
Prima di uscire dall'azienda era d'obbligo una visita allo shop, dove alcuni di noi hanno acquistato soprattutto Valpolicella e Amarone.
Ed eccolo qui il nostro Amarone annata 2007, aperto due ore prima della degustazione, nel bicchiere appena versato è ancora un attimo timido nei profumi, poi si apre ed è un effluvio di continue emozioni, partendo dal cuoio, per passare alla confettura di ciliegia mischiata a prugna secca, terroso e vegetale.
E' un continuo cambiare e trasformarsi, con rimandi alla pietra bagnata, alle ciliegie surmature e al pepe nero.
In bocca si presenta subito potente, pieno ma senza stancare il sorso grazie ad una agilità sorprendente, espressione di freschezza, mineralità e sapidità complessive di tutto rispetto.
Buona la componente glicerica e la presenza di un alcol importante (15°) ma mai invadente.
Inutile sottolineare la lunghezza chilometrica della permanenza sul palato.
Abbinamento tutt'altro che facile con il classico manzo brasato, oppure capriolo o altre carni con preparazioni elaborate.
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