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Modernisti e tradizionalisti: Le Barbera di Claudio Alario e Brezza


Barbera d'Alba Valletta di Claudio Alario

Claudio Alario ci accoglie nella sua cantina di Diano d'Alba, tra le morbide colline delle Langhe. È appena sceso dal trattore e arriva dalla vigna in un tardo pomeriggio di mezza estate, quando il sole ancora alto sembra non voler mai tramontare.



Ci apre generosamente tutta la sua collezione partendo dai tre dolcetto, Montagrillo, Costafiore e Pradurent, poi il Nebbiolo Cascinotto, la Barbera Valletta, fino ad arrivare ai Barolo Riva e Sorano.
Nel gergo tecnico Claudio è un 'modernista' visto che prevede l'uso della barrique anche nuova sia per il Barolo che per il Nebbiolo e la Barbera.
Sul momento mi colpisce il mix rustico-vellutato della Barbera Valletta e decido di portarmene a casa qualche bottiglia insieme a Dolcetto e Barolo, pur sapendo che dovranno rimanere in cantina e aspettare che l'inverno si faccia avanti prima di poterle bere con adeguata soddisfazione e abbinamento al cibo.
E il momento si materializza in una sera di fine ottobre, quando i primi freddi autunnali invitano a bere qualcosa di più strutturato dei bianchi o rossi dalle tinte semplici ed estive.
L'apertura come da rituale avviene anche un'ora prima della degustazione tanto che intorno al tavolo inizia ad aleggiare un vago sentore di frutta rossa non ben specificata.
All'assaggio risulta complesso e intenso, dominato dalle estroverse note di frutta dolce e matura, zafferano, prugna disidratata, un filo balsamico e poi ancora legno, tabacco, spezie ed erbe officinali.
In bocca al mio personalissimo palato si percepisce una nota eccessiva di legno, un alcol complesso ed elegante, tannini vellutati.
È un sorso pieno e ruffiano, strutturato e moderno, robusto e persistente.
Età record dei vigneti, fino a 60 anni, posizionamento delle vigne a Diano d'Alba, sistema di allevamento a Guyot, 4000-5000 ceppi per ettaro, con resa di 50 ql per Ha, vinificazione in rosso con rotofermentatori termocondizionati e per finire uso di barrique per metà nuove e per metà di secondo passaggio completano il profilo di questo vino, dello stile del suo produttore e della filosofia dell'azienda.

Barbera d'Alba di Brezza

Brezza ha la sede a pochi passi dal centro del piccolo comune di Barolo.
Ci accolgono nella accogliente cantina dalla tipica struttura a botte, con mattoni a vista, botti di grandi dimensioni, un locale per la vinificazione con i tradizionali silos in acciaio e un locale per lo stoccaggio delle bottiglie completamente sotterraneo per garantirne l'adeguata stabilità di temperatura e umidità.
Anche qui la spontanea generosità tipica dei veri contadini-imprenditori langaroli si materializza nell'apertura di un numero elevato di bottiglie, sicuramente di più di quante noi si riesca ad apprezzarne visto che arriviamo da un tour di due giorni nelle Langhe.
Riusciamo comunque ancora ad apprezzare la genuinità e generosità della Barbera d'Alba Cannubi Muscatel e dei diversi Barolo in produzione e decido di portarmi a casa qualche bottiglia, che ora insisme agli amici Camillo e Maurizio decidiamo di degustare.
In contrapposizione allo stile modernista di Alario, la Barbera di Brezza è rustica, genuina, dal bouquet complesso di fieno, liquirizia, eucalipto, cuoio, con le spezie come il pepe nero a chiudere l'impianto olfattivo.
In bocca si percepisce fresco, sapido, vivace, pieno; il sorso non nasconde una piacevole tannicità, una struttura ampia e ricca, note terrose e quasi eteree su un finale dall'espansione generosa.
Un vino sublime, che si adatta perfettamente al mio personale concetto di Barbera.

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