Malvasia di Hauner |
Parlare della Malvasia di Hauner significa raccontare la grande intuizione avuta da Carlo Hauner (1927 - 1996), designer e pittore bresciano di origini boeme, artefice della rinascita della Malvasia in versione passito.
Nella sua lunga e proficua carriera artistica, lo troviamo in esposizione alla Biennale di Venezia nel 1948, poi in Brasile a lavorare come designer industriale, infine ancora in Italia, dove si impone definitivamente come pittore arrivando a esporre in importanti gallerie d'arte a Milano.
Nel corso degli anni si è cimentato con l'espressionismo astratto e con la pop art, imponendosi con uno stile personale, controverso e in continua evoluzione stilistica.
Dagli anni '70 si è trasferito a Salina dopo numerose vacanze passate sull'isola, in un periodo in cui le isole Eolie erano ancora estranee al turismo di massa, acquistando dei vigneti abbandonati a causa dell'emigrazione e iniziando a produrre Malvasia delle Lipari di cui è stato uno dei fautori della rinascita.
Salina, come molti sapranno, è la seconda isola delle Eolie per popolazione ed estensione e deve il suo nome ad un antico lago posto al centro dell'isola da cui si estraeva il sale.
I vigneti di Malvasia arrivano quasi fino al mare, in un panorama carico di suggestione e pathos che si divide tra i vulcani dalla tipica forma conica ai riflessi e colori del mare, elementi estremi che in alcuni casi si possono ritrovare nei quadri di Hauner, alcuni dei quali ripresentati come etichette dei suoi vini.
Alla morte del pittore bresciano, l'azienda vinicola è stata portata avanti dal figlio Carlo junior e dai nipoti che hanno continuato a migliorare la qualità fino a portarla all'eccellenza produttiva che si può oggi ritrovare nella Malvasia delle Lipari Passito, che l'azienda produce in circa 15.000 bottiglie.
La tradizione vuole che l'uva venga raccolta a metà settembre, con successivo appassimento sui graticci all'aperto per 15-20 giorni, maturazione in acciaio più sei mesi di affinamento in bottiglia.
Il viaggio alla scoperta di questo vero e proprio 'nettare degli dei', parte dal colore giallo ambrato carico che inevitabilmente attira l'attenzione come un'opera d'arte.
I profumi sono di rara intensità e complessità espressiva e si concentrano nei sentori di albicocca disidratata, datteri, miele, buccia di arancia per poi disperdersi in una interessante vena minerale e di macchia mediterranea a coronamento di un bouquet di note sulfuree estremamente tipico di questo tipo di vino.
Il sorso è di grande impatto per varietà e qualità complessive, con una intrigante vena sapida e minerale a controbilanciare la naturale dolcezza del passito, per poi spingersi sulle note di capperi e spezie dolci e note iodate. Lo straordinario impatto gusto-olfattivo si riassume in un finale enciclopedico per permanenza sul palato.
Non mi avvicino spesso a bottiglie di questo genere, non perché non mi piacciano (anzi) ma semplicemente perché poche sono le occasioni per poterle degustare abbinandole in modo corretto.
Ebbene l'abbinamento con la pasticceria secca o con le mandorle devo dire che non mi convince del tutto a causa della soverchiante personalità del passito.
A mio parere è molto più soddisfacente l'abbinamento per contrapposizione con formaggi erborinati o piccanti o .... semplicemente utilizzandolo come vino da meditazione.
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