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Visualizzazione dei post da febbraio, 2015

TRAMINER FRIULI GRAVE DOC (2012) - PITARS

Di Pitars avevo già assaggiato un impeccabile Friulano, così in un venerdi pomeriggio libero da impegni di lavoro e tornato nell'enoteca dove l'avevo trovato la prima volta, ho deciso di acquistare questa volta un loro Traminer. Il rito della scelta della bottiglia per me è sempre qualcosa di molto particolare e può dipendere da svariati fattori, tra cui ovviamente i piatti in abbinamento. Ma spesso, devo ammetterlo, è semplicemente l'istinto o comunque la voglia di assaggiarne uno in particolare a farmi propendere per un vino. E in una sera fredda e piovosa l'istinto e la curiosità mi dicono di scegliere questa bottiglia con la quale abbinero' delle semplici polpette al sugo. Il colore giallo paglierino è percorso da importanti riflessi dorati. Nel bicchiere non c'è bisogno di grande esperienza per riconoscere l'aromaticita del vitigno, quasi un misto tra moscato e malvasia, con belle suggestioni floreali a cui si accompagna a chiudere il fru

DINA BARBERA DOCG (2012) - NEGRO

Barbera d'Alba di Negro I Negro sono una storica famiglia del Roero che già nel 1670 erano citati negli archivi storici del comune di Monteu Roero. La zona di produzione è situata tra Monteu Roero e Canale, quindi in pieno Roero, dove vengono coltivati i vitigni autocnoni piemontesi come Nebbiolo, Barbera, Dolcetto, Arneis, Favorita, Bonarda e Brachetto. Il tipo di viticoltura utilizzata da Giovanni Negro è quella della lotta integrata, con divieto assoluto nell'utilizzo dei diserbanti e la partecipazione a due progetti molto interessanti. Il primo è chiamato 'Operation Pollinator' e ha lo scopo di creare un habitat ideale per gli insetti impollinatori come i bombi e le farfalle, tramite la semina dei margini dei campi coltivati a vite con un mix di essenze leguminose come ad esempio sulla, ginestrino, erba medica, lupinella e trifoglio. Il secondo progetto nasce dal presupposto che l'uso di fertilizzanti chimici, unitamente alla monocoltura intensiva dell

ETNA ROSSO DOC (2011) - GRACI

Qualche tempo fa parlavo con un amico siciliano dei suoi ultimi assaggi, tra i quali aveva particolarmente apprezzato l'Etna Rosso di Graci, un vino che mi consigliava e che secondo lui era davvero superiore alla media dei vini dell'Etna. Così come sempre mi capita per l'argomento vino, la mia memoria solitamente poco generosa ha diligentemente immagazzinato l'informazione, fino a quando una sera ho ritrovato in vendita una bottiglia di Etna Rosso di Graci in un sito web di vendita di vino. Le vigne di Graci si trovano nella parte nord e più precisamente a Passopisciaro nel cuore della valle dell'Alcantara, zona di millenaria tradizione vitivinicola, tra i 600 e i 1000 metri di altitudine. Che Graci non sia proprio un produttore tradizionale lo si può percepire abbastanza agevolmente assaggiando il suo vino. Del resto gli interventi in vigna sono limitati e non vengono utilizzati diserbanti, così come in cantina è escluso l'uso di barriques nuove, ma

FOOD & WINE -PARTE SECONDA

Un veloce passaggio al banco di Marisa Cuomo per ri-assaggiare il suo stupendo Fiorduva, per poi infilare ben tre aziende molto interessanti. CASALE DEL GIGLIO Ecco una azienda coraggiosa, quasi al limite della pazzia. Perchè di pazzia (ma illuminata) si tratta se si decide di impiantare nell'agro pontino, quindi in un territorio dove fino alla bonifica degli anni '30 c'era solo palude, il Petit Manseng, il Tempranillo e il Viogner, facendoli diventare tre vini di grande carattere, con una personalità tutta da scoprire. Ma se vogliamo è proprio questa 'assenza di tradizione' che ha spinto Antonio Santarelli a sperimentare vitigni internazionali in questa zona e la cosa mi trova assolitamente d'accordo nonostante io sia un 'autoctono' convinto. Sono quindi partito con l'assagio di un fresco, fruttato (cedro e limone), sinuoso, morbido e attraente Petit Manseng, che mi ha lasciato un piacevole e lungo retrogusto amandorlato. Sono poi pass

FOOD & WINE 2015 - PARTE PRIMA

Anche quest'anno ho deciso di non perdermi il Food & Wine Festival di Milano, dove più di cento produttori selezionati da Helmuth Kocher, ideatore del Merano Wine Festival, hanno presentato i loro vini più rappresentativi. Come ho già detto lo scorso anno, queste sono le manifestazioni che preferisco, sia per la rigorosa selezione delle aziende presenti, sia per il numero non eccessivo del pubblico presente e quindi la possibilità di fare due chiacchere con il produttore. Di seguito riporto una rapida carrellata degli assaggi più interessanti della giornata. LAMOLE DI LAMOLE Giravo pigramente indeciso su quale produttore puntare per partire con gli assaggi tra i numerosi banchi presenti, quando ho intravisto questa azienda toscana, che un amico mi aveva di recente consigliato. A dire la verità prima di entrare nel salone di degustazione, avevo deciso di non assaggiare niente della Toscana e del Piemonte, piuttosto ero orientato su qualche bravo produttore, magari poco

LE ORIGINI DEL VINO IN SARDEGNA E IL CANNONAU RISERVA DI SELLA E MOSCA

Cannonau riserva di Sella e Mosca Ora che sto per stappare una bottiglia di Cannonau mi torna in mente un articolo sulla Repubblica.it che parlava della scoperta in Sardegna del vitigno più antico dell'Europa occidentale. Nel sito nuragico di Sa Osa, nell'oristanese, sono stati ritrovati semi di Malvasia e Vernaccia risalenti al 1300 - 1100 a. C. che scardinano decisamente le teorie attuali secondo cui la vite in Sardegna è stata portata dai Fenici e poi dai Romani in epoca più recente. Questo ritrovamento fa pensare piuttosto che la civiltà nuragica sia riuscita ad addomesticare la vite selvatica del posto oppure che abbia avuto contatti con altre civiltà dell'epoca come quella cretese o di Cipro, che conoscevano già la vite. Del resto lo stesso Cannonau pare avere origini molto antiche e mentre in precedenza si riteneva essere un clone della Grenache spagnola portato sull'isola nel corso del medio evo, le ultime ricerche confermerebbero che Grenache e Cannonau

CHIANTI CLASSICO DOCG (2011) - PODERI CASTELLARE DI CASTELLINA

Chianti di Castellare Non sono tanti i vini che bevo due volte, ma il Castellare di Castellina Chianti Classico è una garanzia di un buon vino da tavola e quando, in un pigro girovagare pre-natalizio all'Esselunga, me lo sono ritrovato davanti, è risultato praticamente automatico infilarlo nel carrello e uscire dal supermercato di Caprotti, con un ghigno di malcelata soddisfazione. Infatti il Castellare è un Chianti dallo straordinario rapporto qualità-prezzo, che negli anni non si è fatto ammaliare dalla possibilità, prevista dal disciplinare, di utilizzare vitigni come il Merlot e il Cabernet, sia per renderlo pronto in tempi più rapidi, sia per ottenere un vino più piacione e gradito a livello internazionale. Qui possiamo trovare solo Sangioveto e Malvasia nera al 10%, coltivati a Castellina in Chianti, paesino di poco meno di 3.000 anime, mentre tutto intorno si estendono vigneti perfetti, delicatamente pettinati su colline a perdita d'occhio, con qualche cascinale

CACC'E MMITTE DI LUCERA DOP (2011) - ALBERTO LONGO

Cacc'e Mmitte di Alberto Longo La mia mania di provare vini sempre nuovi, mi ha portato a comprare un cacc'e mmitte di lucera, Doc pugliese (acquisita nel 1974), che da disciplinare si può produrre con ben 7 uve diverse anche se tutte, o quasi, tipiche del territorio. Possono concorrere alla sua produzione da un 35 al 60% di Nero di Troia, dal 25 al 35% di Montepulciano, Malvasia nera di Brindisi e Sangiovese (ecco l'intruso), e per finire da un 15 ad un 30% di vitigni a bacca bianca come Bombino bianco, Malvasia bianca e l'immancabile Trebbiano toscano. Leggendo un vecchio Berebene 2009, scopro che le migliori versioni del Cacc'e Mmitte sembrano essere quelle con almeno il 50% di Nero di Troia ...... e con un certo sollievo scopro che la mia bottiglia di Alberto Longo, è composta da Nero di Troia al 55%, poi Montepulciano al 30% e il Bombino bianco al 15%. Se volessimo ripercorrere a ritroso il percorso di questa bottiglia, ci troveremmo a Lucera, affas