Serata evento per la degustazione del 'gruppo dei soliti astemi'.
Nella residenza estiva del gruppo c'era una non comune concentrazione di persone interessanti, ottimi vini e piatti gourmet preparati dallo Chef Daniele Scanziani.
Numerosi i vini proposti ma prima di partire con la carrellata delle degustazioni e loro rapida descrizione è un dovere e un onere mostrare il menù che lo chef Daniele Scanziani, ormai un amico, ha preparato per l'occasione.
Come antipasti siamo partiti con un delizioso gazpacho di fichi d'India leggermente piccante con seppia marinata al basilico per proseguire con una delicata e leggermente dolce spuma di parmigiano reggiano con composta di fichi, riduzione di nocino e pan brioches.
Come primo piatto riso venere con zucchine alla scapece e cruditè di gambero viola per poi passare uovo alla carbonara.
Come secondo un gustoso tentacolo di piovra arrostito in salsa alla Luciana per finire con una delicata ma sfiziosa crema di piselli con lonzino marinato agli aromi e pomodorino dry.
Abbiamo terminato con una crostata di fichi e pasticcini.
A descrivere il menù mi è tornato l'appetito ma proseguo stoico ricordandomi della mia missione enologica.
Brindisi inaugurale della serata affidato allo champagne Pierre Gimonnel dalle fragranti note di lievito e pasticceria alle bollicine finissime che solleticano e rinfrescano il palato grazie anche ad una spinta acida di tutto rispetto.
Con gli antipasti abbiamo proposto un Ferghettina Franciacorta, un punto di riferimento nel panorama franciacortino che con il suo Brut non ha per nulla sfigurato nonostante sia venuto dopo lo Champagne.
Giallo paglierino sviluppa al naso finezza e persistenza nella bollicine fini e abbondanti. I profumi sono elegantissimi e si esprimono su note di rosa bianca, pompelmo, buccia di limone. In bocca ha equilibrio e sostanza con una gustosa sapidità che avvolge il palato.
A seguire con la spuma di parmigiano con composta di fichi abbiamo optato per un Valdobbiadene extra dry della Cantina dei produttori di Valdobbiadene.
Con il riso venere, piatto raffinato ma anche molto delicato abbiamo scelto un Pinot bianco di Cantina Tramin. Una vera garanzia sia per il produttore sia per il vitigno. Un Pinot bianco che non si fa certo attendere nei suoi profumi aggraziati di mela cotogna, acacia e tiglio, con un assaggio di piacevole morbidezza reso ancora più elegante dalla fine spalla acida.
Con il secondo primo abbiamo optato per un più spigliato Bianchello del Metauro di Campioli, praticamente un portabandiera del Bianchello marchigiano.
Tenuta Campioli ne produce una versione dai profumi di pesca gialla matura, lime e da una marcatura spiccata di macchia mediterranea mentre al palato è salino con un retrogusto di mandorla e giusta lunghezza.
Con i due secondi abbiamo optato per delle certezze enologiche come l'intrigante Grillo Shamaris di Cusumano con le sue note sapide, fresche e un interessante bouquet di frutta tropicale, tamarindo, leggera nota affumicata e palato pieno e strutturato.
Infine è stata la volta del Sauvignon di Bastianich dal suo colore dorato al naso di scorza d'arancia e piante officinali, lime e miele d'arancio, con una nota di chicco di caffè e tabacco. Ben proporzionato il sorso pieno, coerente e persistente.
Decidiamo di finire con un Torbato di Sella e Mosca con i suoi sentori tipici di frutta matura gialla, sapido e fresco, con ritorni balsamici e tratti tipicamente salini al palato.
Finale col botto con il 'MITICO' Trebbiano d'Abruzzo di Emidio Pepe, un totem, un esempio di lungimiranza, passione e qualità, che non ha eguali.
Paglierino con riflessi dorati, ha un bouquet di profumi che ci vorrebbe mezz'ora per elencarli tutti.
Sintetizzando si parte con la pesca gialla, il melone e il litchi, la cera, il gelsomino e il fiore di acacia e poi ancora la grafite (incredibile su un vino bianco) e una infinità di erbe officinali.
Al palato il sorso è naturalmente pieno, citrino, avvolgente, con toni sempre vibranti e di grande spessore e una lunghezza da maratoneta keniota alle olimpiadi.
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