Villa Sceriman è un produttore veneto, situato nei Colli Euganei, zona di produzione viticola di grande tradizione ma poco conosciuta e con un potenziale interessante.
A me invece ha sempre interessato grazie a quel suolo stratificatosi 35 milioni di anni fa in seguito a differenti eruzioni vulcaniche, al clima insolitamente mite (quasi mediterraneo), con estati calde e asciutte e buone escursioni termiche garantite da una buona altitudine media (anche se i vigneti arrivano al massimo a 400 metri).
Se da un lato il Fior d'Arancio, con la sua base Moscato, è forse la più conosciuta e pregiata Doc della zona, non si può invece prescindere dal soffermarsi anche sulla Doc Colli Euganei che raggruppa i vitigni internazionali principali, sia vinificati come monovarietali sia in blend che, su questi pendii formati da vulcaniti e rocce sedimentarie, possono raggiungere vette significative.
Le prime notizie di Villa Sceriman risalgono al 1740, quando la famiglia degli Sceriman, ricchi armatori di origine armena con possedimenti in Venezia sin dal 1200, ne acquisiscono la proprietà (3500 ettari) che viene suddivisa fra i numerosi fittavoli e alla casa rimangono accorpati 25 ettari di terreno vocati alla viticoltura.
Nel 1959 l'edificio padronale viene completamente restaurato, le adiacenze ampliate e l'azienda, da coltura mista (vite, olivo, frumento, mais, orzo e frutta) si specializza nella coltivazione della vite, nella vinificazione e nell'imbottigliamento dei vini.
Gli anni successivi sono improntati ad una continua crescita quantitativa ma anche qualitativa, fino ad arrivare ai giorni nostri, dove la produzione si è attestata sulle 250.000 bottiglie all'anno di cui il 60% viene esportato.
Di Villa Sceriman ho assaggiato tre vini, tutti molto interessanti e tutti del 2013.
Il primo è un Colli Euganei Rosso, un blend di Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon.
La raccolta in ottobre è leggermente ritardata rispetto alla ottimale maturazione fenolica, per consentire una leggera sovramaturazione del grappolo sulla vite.
La fermentazione a contatto con le bucce è spinta alla massima estrazione possible del frutto, mentre l'azienda si avvale della tecnica della decantazione statica.
L'affinamento per questo vino avviene solo in acciaio, in modo da lasciare intatto il frutto e la freschezza.
E' considerato il rosso più semplice, ma già da questo prodotto base si può capire che l'attenzione alla qualità è massima anche sulla fascia di prezzo entry level.
Il secondo vino assaggiato è il Merlot, quindi un monovarietale, sempre annata 2013. Stessa tecnica e stessi tempi di maturazione e affinamento.
Cambia quindi solo la composizione dell'uvaggio. Rispetto al blend precedente il Merlot è il classico vino femmina, più suadente e voluttuoso, orientato alla frutta cotta matura, su un palato morbido e su tannini vellutati senza bisogno del legno.
Il terzo vino è un blend di Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Carmenere.
E' un blend dove si intersecano la spinta vegetale un po' pungente del Cabernet Franc, l'aristocratica eleganza del Cabernet Sauvignon con il pepe nero e il peperone verde del Carmenere.
Tra i tre non è forse il più completo e neanche il più equilibrato ma di sicuro è quello più interessante, intraprendente e sorprendente, sempre restando in un ottica di degustazione classica e tecnicamente ineccepibile, senza sbavature.
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