Ogni tanto, facendo un difficile slalom tra impegni lavorativi e personali, riesco anche a fare un giretto nella bella sede Ais di Milano al Westin Palace dove si svolgono tutti gli eventi più importanti.
Ad uno di questi ho assaggiato diversi vini interessanti e prima di perdere inesorabilmente gli appunti ho deciso di trascriverli su Baccanera.
Si parte con un impronunciabile vino di Castel Sallegg di base Schiava. Boschofsleiten sono vigneti ottimamente esposti sulle dolci sponde del Lago di Caldaro, coltivati con la tradizionale pergola trentina.
Ha profumi delicati di ciliegia, viola, erbe aromatiche e spezie, mentre al palato è piacevolmente fresco e con tannini gentili con una leggera nota di lampone nel finale.
Ho poi proseguito con un Vermentino dei colli di Luni, chiamato simbolicamente il Lunatico, perchè pare anno dopo anno riesce un po' come vuole lui.
Le vigne sono adiacenti al mare e alle rovine dell'antica Luni, ha profumi intensi e minerali, con un sorso sapido e note floreali e agrumate che mi hanno decisamente impressionato.
Mi sono poi 'spostato' in Toscana per assaggiare il Vino nobile di Montepulciano Le Bertille.
Sangiovese (insieme ad un piccolo saldo di Ciliegiolo, Colorino e Canaiolo) ingentilito da 12 mesi di botte piccola e altri 12 mesi di botte grande.
Massima estrazione del frutto e utilizzo sapiente del legno consegnano un vinone da serata con amici intenditori.
Un vino che da soddisfazione all'olfatto, grazie alla spinta efficace della frutta rossa matura e al palato, grazie a tannini setosi e in generale un grande equilibrio tra le varie componenti del vino.
Rimanendo in Toscana ho voluto riassaggiare un classico Chianti come Vigna del Sorbo di Fontodi, una vera meraviglia della natura che riposa in barriques per 24 mesi, un classico ma anche un fiero rappresentante del meglio del suo territorio.
La Valentina è un produttore che ho avuto modo di conoscere ad altre fiere milanesi e che ho sempre apprezzato per i suoi rossi territoriali e dalla personalità distintiva.
Ora ho invece assaggiato un loro interessante pecorino, dal tratto agile ma per nulla scontato, fresco, minerale piacevolmente agrumato e sapido, con un retrogusto amandorlato e una persistenza che mi ha sorpreso, a conferma che un buon produttore lavora bene tutti i suoi prodotti.
Terre di Lavoro è invece il tipico grande vino che avevo nel mirino da diverso tempo ma che non mi era ancora capitato di provare.
Un mix di aglianico 80% e piedirosso 20%, nel più perfetto stile autoctono campano, un vero e proprio orgoglio per questa straordinaria regione del vino.
E' ormai entrato da diverso tempo nel mirino delle principali guide nazionali e internazionali, eppure ogni anno il suo nome giustamente cresce.
Note balsamiche e resina, copiosa frutta rossa e nera cotta, tracce speziate e note piacevolmente aromatiche ne trasmettono un olfatto pieno e strutturato, elegante e maturo, un vino che nulla ha da invidiare ai migliori Barbaresco del Piemonte.
Tannini pregevoli e immancabile spalla acida a sostenere un vino che può dare il meglio per i prossimi anni.
Infine dopo una lenta e virtuale discesa per l'Italia vitivinicola, sono tornato al nord per affrontare un vino stranissimo, particolare, di quelli che dividono decisamente in mi piace o non mi piace senza mezzi termini.
Il Loghetto dei Fratelli Agnes, è un vino estroverso, spiazzante, intrigante, una croatina in purezza con note olfattive di prugna cotta, mostarda e spezie dolci, mentre al palato è incredibilmente fresco, beverino, sorretto da una vena aromatica che non ti aspetti.
Ad uno di questi ho assaggiato diversi vini interessanti e prima di perdere inesorabilmente gli appunti ho deciso di trascriverli su Baccanera.
Si parte con un impronunciabile vino di Castel Sallegg di base Schiava. Boschofsleiten sono vigneti ottimamente esposti sulle dolci sponde del Lago di Caldaro, coltivati con la tradizionale pergola trentina.
Ha profumi delicati di ciliegia, viola, erbe aromatiche e spezie, mentre al palato è piacevolmente fresco e con tannini gentili con una leggera nota di lampone nel finale.
Ho poi proseguito con un Vermentino dei colli di Luni, chiamato simbolicamente il Lunatico, perchè pare anno dopo anno riesce un po' come vuole lui.
Le vigne sono adiacenti al mare e alle rovine dell'antica Luni, ha profumi intensi e minerali, con un sorso sapido e note floreali e agrumate che mi hanno decisamente impressionato.
Mi sono poi 'spostato' in Toscana per assaggiare il Vino nobile di Montepulciano Le Bertille.
Sangiovese (insieme ad un piccolo saldo di Ciliegiolo, Colorino e Canaiolo) ingentilito da 12 mesi di botte piccola e altri 12 mesi di botte grande.
Massima estrazione del frutto e utilizzo sapiente del legno consegnano un vinone da serata con amici intenditori.
Un vino che da soddisfazione all'olfatto, grazie alla spinta efficace della frutta rossa matura e al palato, grazie a tannini setosi e in generale un grande equilibrio tra le varie componenti del vino.
Rimanendo in Toscana ho voluto riassaggiare un classico Chianti come Vigna del Sorbo di Fontodi, una vera meraviglia della natura che riposa in barriques per 24 mesi, un classico ma anche un fiero rappresentante del meglio del suo territorio.
La Valentina è un produttore che ho avuto modo di conoscere ad altre fiere milanesi e che ho sempre apprezzato per i suoi rossi territoriali e dalla personalità distintiva.
Ora ho invece assaggiato un loro interessante pecorino, dal tratto agile ma per nulla scontato, fresco, minerale piacevolmente agrumato e sapido, con un retrogusto amandorlato e una persistenza che mi ha sorpreso, a conferma che un buon produttore lavora bene tutti i suoi prodotti.
Terre di Lavoro è invece il tipico grande vino che avevo nel mirino da diverso tempo ma che non mi era ancora capitato di provare.
Un mix di aglianico 80% e piedirosso 20%, nel più perfetto stile autoctono campano, un vero e proprio orgoglio per questa straordinaria regione del vino.
E' ormai entrato da diverso tempo nel mirino delle principali guide nazionali e internazionali, eppure ogni anno il suo nome giustamente cresce.
Note balsamiche e resina, copiosa frutta rossa e nera cotta, tracce speziate e note piacevolmente aromatiche ne trasmettono un olfatto pieno e strutturato, elegante e maturo, un vino che nulla ha da invidiare ai migliori Barbaresco del Piemonte.
Tannini pregevoli e immancabile spalla acida a sostenere un vino che può dare il meglio per i prossimi anni.
Infine dopo una lenta e virtuale discesa per l'Italia vitivinicola, sono tornato al nord per affrontare un vino stranissimo, particolare, di quelli che dividono decisamente in mi piace o non mi piace senza mezzi termini.
Il Loghetto dei Fratelli Agnes, è un vino estroverso, spiazzante, intrigante, una croatina in purezza con note olfattive di prugna cotta, mostarda e spezie dolci, mentre al palato è incredibilmente fresco, beverino, sorretto da una vena aromatica che non ti aspetti.
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