Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da febbraio, 2016

Il Friuli di Parovel e Marinig

Pinot bianco di Marinig Prepotto è un comune di nemmeno mille abitanti che ha vissuto nel corso degli anni una lenta ma costante diminuzione dei residenti, che evidentemente hanno preferito spostarsi verso Udine o emigrare nelle grandi città del nord in cerca di una vita più movimentata. Qui oltre all'italiano, viene regolarmente parlato il friulano e anche un incomprensibile dialetto sloveno. Del resto è territorio di confine ma le barriere, oggi sicuramente più facilmente valicabili, non hanno impedito la contaminazione della cultura contadina nei confronti della vicina Slovenia, accomunata da molti fattori a partire dal terreno e dalle dolci colline coltivate a vite. Qui le vigne sembrano pettinate tanto sono ordinate, divise da tante strade bianche e poche lingue di asfalto, sullo sfondo dolci colline spesso ricoperte di boschi che garantiscono quella biodiversità necessaria anche alla vite stessa e ancora piccoli paesi raggruppati o case sparse e isolate tra le vigne.

Viaggio tra i vitigni autoctoni rari: il Magliocco calabrese

Peperosso di Spadafora Seconda puntata del viaggio verso i vitigni autoctoni rari e dopo il Friuli con la Vitovska, ora ci spostiamo in Calabria dove viene prodotto, da un numero ancora piuttosto limitato di produttori, un vino a base Magliocco, raramente in purezza, più spesso utilizzato come taglio di altri vitigni locali o internazionali. Il Magliocco è stato recuperato dall'oblio anche grazie al grande lavoro fatto da Librandi e da Attilio Scienza nel 1998 sulle varietà autoctone calabresi, che ha portato alla individuazione di un alto numero di vitigni calabresi dimenticati spesso in qualche isolata vigna di contadini, con successiva messa a dimora in un giardino varietale, in attesa che qualche produttore decida di sperimentarne le potenzialità. La sua area di produzione oggi si concentra sulla costa tirrenica calabrese da un numero ancora contenuto di produttori, alcuni dei quali credendo nel suo potenziale, lo producono in purezza. Come per molti altri vitigni calab

Tra il Barbaresco e il Barolo del Piemonte

Barbaresco dei Produttori di Barbaresco Finalmente torno al mio amato Piemonte e lo faccio con due prodotti di grandissimo spessore, come il Barbaresco dei Produttori di Barbaresco e il Barolo di Brezza. Per il Barbaresco si tratta di una Riserva 2007 della straordinaria cooperativa dei Produttori di Barbaresco, con vigna posizionata a Montefico, un vero e proprio cru come direbbero gli amici francesi, anche se forse meno famoso di Pajorè, altro cru di altissimo valore. Il Barbaresco fino all'arrivo sulla scena di Gaja era considerato una specie di sostituto del Barolo, ma con il tempo e grazie alla caparbietà di alcuni grandi produttori ha saputo crearsi un percorso di grande attenzione da parte dei consumatori, che ne riconoscono le peculiarità e la capacità di dare vita a vini piacevoli, complessi, strutturati ma di beva più semplice rispetto al Barolo e questo soprattutto negli ultimi anni è una qualità molto apprezzata. L'annata 2007 è stata di assoluto livello,

Lagrein Riserva 2005 Sudtiroler Doc - Josephus Mayr

Lagrein Riserva di Josephus Mayr Josephus Mayr è un noto produttore vitivinicolo dell'Alto Adige, molto conosciuto per la qualità dei suoi prodotti, in una regione dove la qualità è mediamente più alta rispetto a molte altre realtà italiane e non solo. Presidente dell'Associazione Vignaioli Tirolesi ottiene spesso i massimi riconoscimenti dalle principali guide di settore, soprattutto grazie ad un Lagrein spettacolare in ogni suo aspetto. Mayr e la sua azienda agricola dall'impronunciabile nome di Unterganzner si trova nella conca di Bolzano, con quel suo strano microclima fatto di inverni particolarmente miti (per la zona) ed estati calde ma mitigate dalla latitudine, condizioni ideali per la coltivazione della vite. L'azienda è stata fondata nel lontano 1629 e la famiglia Mayr ci lavora da ben 16 generazioni, Di indubbia importanza, oltre al particolare microclima, è anche il terreno di roccia porfirica, composto da una complessa miscela minerale che conferis

Tre passiti del Nord

Oggi ho voglia di parlarvi di tre passiti, bevuti a distanza di 15 giorni l'uno dall'altro, accomunati dal fatto di essere cresciuti nel freddo e nevoso Nord Italia. Dindarello di Maculan Dindarello di Maculan Il Moscato Fior d'Aarancio appartiene alla famiglia del Moscato giallo, vitigno usato sia per la vinificazione sia per la produzione di uva da tavola. Fa parte dei vitigni cosiddetti aromatici e al pari di altri moscati come quello di Scanzo, non ha una grande diffusione e questo lo rende in un certo senzo una chicca enologica. Il nome moscato deriva dal latino muscum, per quel suo caratteristico profumo di muschio. Il moscato è stato portato in Italia dai Greci, coltivato dai Romani e portato al Nord, poi più tardi si è diffuso grazie ai mercanti veneziani. Molto apprezzato dall'aristocrazia non è mai stato particolarmente amato dai contadini per la sua difficoltà ad essere coltivato. Oltre che in Trentino è da sempre diffuso nella zona d

Il Brut secondo Letrari

Brut di Letrari Non esagero se dico che Leonello Letrari è stato uno dei più influenti rappresentanti dell'enologia italiana; per i pochi che non lo dovessero conoscere vale la pena fare un piccolo riassunto del suo straordinario percorso iniziato a partire dagli anni '60. Classe 1931 Leonello, dopo il diploma all'Istituto agrario San Michele all'Adige, inizia un rapido pellegrinaggio in diverse aziende agricole, dove impara il mestiere girando varie regioni italiane. Nel 1960 viene assunto dai Conti Bossi Fedrigotti dove ha la possibilità di mettersi in mostra creando il primo taglio bordolese italiano, il Fojaneghe, che ebbe un grande successo e che viene prodotto ancora oggi (l'ho regalato ad un amico). Il suo rapporto con il Conte inizia però ben presto a deteriorarsi e decide di lasciare la Bossi Fedrigotti e dopo una esperienza all'estero fonda l'Equipe 5, con cinque amici enologi (Letrari, Andreaus, Tonon, Tura, Zanetti); insieme interpre

Viaggio tra i vitigni autoctoni: la Vitovska

Barde Vitovska di Parovel Con questo post inizio un viaggio-degustazione tra vitigni autoctoni d'Italia, la maggior parte prodotti in purezza, spesso bistrattati per anni e ora ritornati in auge grazie alla caparbietà di viticoltori che hanno saputo credere nelle loro potenzialità e superare il periodo in cui il consumatore preferiva il profumo e il gusto omologato dei vitigni internazionali. La Vitovska è un il vitigno autoctono per eccellenza, che si è evoluto per centinaia di anni in quella striscia di terra di confine che si chiama Carso con condizioni pedoclimatiche praticamente uniche e che condivide con un altro vino poco sconosciuto come il Terrano. Si parte dal suolo calcareo, ferroso, pietroso e arido in superficie, mentre nel sottosuolo ci sono fiumi e laghi d'acqua alcuni di notevoli dimensioni, e poi battuto dai venti di bora, con il caldo torrido durante l'estate e freddo d'inverno e, come se non bastasse a mischiare le carte ci pensa l'influs

Champagne Brut Classic Deutz

Champagne Brut Classic di Deutz Recentemente mi è capitato (e ultimamente grazie al cielo mi capita spesso) di assaggiare un ottimo Champagne che vorrei condividere con i lettori di questo blog. Quando insieme a un paio di amici lo abbiamo degustato, la prima impressione è sicuramente stata di grande sorpresa e ammirazione, in quanto, da veri ignoranti non avevamo assolutamente compreso l'importanza e l'autorevolezza del produttore. Deutz è infatti una cantina storica della regione della Champagne, fondata nel lontano 1838 ad Ay da William Deutz e Pierre Geldermann. Dopo diversi anni di attività costellati da alti e bassi dovuti anche a fattori esterni come le due guerre mondiali, recessioni economiche e rivolte sociali che hanno sconvolto la Francia e non solo, nel 1993 viene acquisita da un colosso dello Champagne come Roederer. La guida dell'azienda viene presa da Fabrice Rosset, braccio destro del capo di Roederer, che riesce nella non facile impresa di aumenta

La singolare storia di Clarabella e dei suoi Franciacorta

Franciacorta Saten di Clarabella A mio parere è sempre utile quando si assaggia un vino fare lo sforzo di conoscere la storia dell'azienda che lo produce, ancora di più se quest'ultima ha una storia unica come Cascina Clarabella che nasce nel 1990 come consorzio di cooperative sociali e onlus che si occupano del recupero di persone con problemi psichiatrici attraverso il loro inserimento attivo nel lavoro. Momento fondamentale e di svolta, almeno per la parte che ci interessa di più in questo blog, è il 2002, anno nel quale viene creata una cooperativa agricola a Cà de Ple, tra Iseo e Cortefranca, ristrutturando e poi utilizzando una vecchia cascina grazie a vari contributi. All'inizio nella cascina si praticava solamente una agricoltura di base, poi si è passati alla produzione di miele e alla viticoltura, anche grazie ad Aldo Papetti, un giovane enologo operatore del consorzio che pensò bene di impiantare Chardonnay e Pinot nero. Nell'anno 2007 si ha la prima