Da un recente viaggio nel Monferrato ho deciso di dare credito ad una cooperativa vitivinicola di Ricaldone che si è da poco unita a quella di Mombaruzzo con il fine di ampliare la gamma dei prodotti e di conseguenza di clienti.
Le cooperative vitivinicole del Monferrato si stanno lentamente (molto lentamente) orientando verso logiche di qualità, imprenditoriale e di marketing.
L'operazione di sfoltimento dei grappoli per ottenere una resa più concentrata, il pagamento diversificato dei conferimenti dell'uva dei soci a seconda della qualità dell'uva apportata in base al terreno e alla sua posizione e un inizio di attività di marketing si stanno facendo strada nei complicati rapporti tra i soci delle cooperative. Principale indiziato di questi cambiamenti è la crisi che si è affacciata in questo angolo di terra tra colline coltivate a vigna fino a perdita d'occhio e piccoli paesi sui cucuzzoli di dolci pendii.
Crisi che ha colpito innanzitutto 'la barbera', e soprattutto il vino sfuso, e che sta portando ai sopracitati cambiamenti.
Entrato nella semplice cantina in un caldo fine pomeriggio di metà agosto, cerco di intavolare una discussione (non riuscita) con la persona al bancone. Decido quindi, senza che che mi arrivi nessun consiglio da parte del muto impiegato, un Monferrato bianco, un Monferrato rosso e un Sauvignon blac.
Una volta a casa decido di aprire la stessa sera il Monferrato bianco chiamato 'Infinito', un intrigante assemblaggio di cortese e chardonnay, ma subito una brutta sorpresa si palesa al naso: il fatidico odore di tappo.
Maledico quindi la folle scelta di ancora tantissime aziende di utilizzare i tappi di sughero inevitabilmente di scarsa qualità per vini che non devono e non possono invecchiare. Vini semplici e beverini, che darebbero il loro meglio con un comodo tappo a vite o un già ampiamente collaudato tappo in silicone.
Il primo vino finisce quindi diretto nello scarico del lavandino.
Oggi invece è toccato ad un Sauvignon vinificato in purezza.
Nel bicchiere è di un giallo paglierino carico al confine con il giallo dorato.
Al naso è floreale e fruttato ma soprattutto vegetale. Non si distinguono tuttavia particolari odori e la distinzione è quindi poco netta.
In bocca ha una cerca eleganza e morbidezza che lo rendono agile e fresco pur essendo abbastanza strutturato.
Nel complesso un buon vino da pasto acquistato ad un buon prezzo. Ancora una volta i cosiddetti vitigni internazionali dimostrano una facile adattabilità a terreni molto diversi tra loro, anche su terre da sempre vocate alla produzione di barbera, dolcetto e moscato.
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