Se dovessi fare una lista dei miei 100 vini preferiti per rapporto qualità prezzo non avrei dubbi nell'inserire anche il Verdicchio di Matelica di Sergio Marani.
Partiamo subito nel fargli un caloroso applauso per la scelta, in Italia poco diffusa ma nel mondo decisamente prevalente, di utilizzare lo 'screw cap' detto altrimenti tappo a vite (quello delle bottiglie di olio tanto per intenderci).
Una scelta che garantisce al consumatore l'integrità del prodotto dal fastidioso e annoso problema del sentore di tappo, per un vino che non deve invecchiare in bottiglia e che quindi non necessita del classico tappo di sughero.
Le scelte principali in vigna e in cantina che val la pena di riassumere sono la resa di 70 ql per ettaro, la decantazione statica e la fermentazione in accciaio e successivo affinamento sulle fecce fini in vecchi tonneau per circa 5 mesi.
Le vigne da cui Sergio Marani ricava il suo Verdicchio sono posizionate a poco più di due chilometri da Matelica, da cui si ricava una splendida vista sulla valle dell'Esino e sui monti circostanti.
La fondazione risale al 1968 anche se all'epoca si vendeva ancora molto vino sfuso e le tecniche agricole erano ovviamente un po' diverse da oggi.
Il Verdicchio che ho assaggiato, anno domini 2021, impressiona già nel bicchiere con quel suo oro brillante, mentre al naso sorprende subito per delle intense e piacevoli note sulfuree che se da un lato è facile riconoscere dall'altro sono difficilmente spiegabili se non dal racconto diretto del produttore o del suo consulente Francesco Bordini, e poi ancora fieno e note di frutta gialla matura a contorno.
In bocca ha una spiccata acidità e mineralità che ben bilancia una rotondità sicuramente in parte data dal legno ben dosato.
Un vino pieno di personalità che mi ha sinceramente impressionato e che diventerà una presenza costante nella mia cantina.
Ottimo abbinamento con uova in camicia su un letto di erbette di montagna saltate in padella.
Buon 2024.
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