E' una tiepida serata di fine ottobre quando mi ritrovo, con il 'gruppo dei soliti astemi' eccezionalmente allargato alle famiglie, a festeggiare il compleanno del nostro Chef Fabrizio.
La luna squarcia a tratti le nuvole mentre l'asfalto è bagnato da una leggera pioggia caduta nel pomeriggio.
Aspetto in questo tranquillo quartiere di Monza, a due passi dal centro, e intanto mi guardo intorno, gironzolando per le strade.
La pizzeria dove ci dobbiamo trovare propone un intrigante abbinamento di antipasti e pizze con i vini, la cui varietà è ben evidente dalle etichette in vista lungo i muri in mattoni della sale a volta.
Assaggiamo diversi vini tra cui un Alta Langa di Ettore Germano, uno Champagne Ayala e un pregevole Verdicchio Gaiospino di Fattoria Coroncino che non assaggiavo da diversi anni.
Ma la mia attenzione è ricaduta su quello che, a prima vista, potrebbe sembrare il vino più timido della serata, il vaso di coccio in mezzo a vasi d'acciaio e che invece si rivela essere una bella scoperta.
La Vernatsch di Gump Hof, la cui azienda vitivinicola chiaramente altoatesina, si trova a Novale di Presule.
Azienda antichissima e di proprietà della famiglia Prackwieser fin dal 1800 e oggi capitanata da Markus, discendente ed enologo di Gump Hof.
Che la qualità della materia prima portata in cantina è di primissimo livello lo si può intuire immediatamente, come del resto l'attento lavoro in cantina al fine di assecondare il vitigno.
Un vitigno che in italiano, in maniera del tutto ingenerosa si chiama Schiava, ed è sempre stato considerato il rosso da tavola degli altoatesini.
Invece la Vernatsch di Gump Hof profuma di ciliegia e sottobosco, ha un attacco morbido e delicato ma presto si fa strada una buona spinta acida che ne alleggerisce la beva.
Il finale si tinge di sapido e rimane una piacevole scia tannica.
Insomma un vino dal rapporto qualità prezzo molto interessante e dalla beva piacevole e non impegnativa ma tutt'altro che scontata.
Prosit
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