La storia dell'Amarone è una storia che enologicamente parlando è molto recente, al contrario di quella più in generale della Valpolicella che parte da lontanissimo.
La prima bottiglia nasce infatti negli anni '50 quando Alberto Bolla organizza un grande evento a Milano nel 1953 e presenta la prima bottiglia di Amarone della storia.
I primi disciplinari risalgono al 1976 e solo negli anni '90 viene riconosciuta la Docg.
Gli anni '70 per l'Amarone di Speri possono quindi essere considerati gli inizi.
Sono gli anni della ricerca e della selezione clonale, come gli anni '80 sono quelli della sperimentazione sui legni, mentre gli anni '90 vedono l'introduzione del sistema dell'appassimento delle uve.
Speri ha nel tempo insistito, creduto e mantenuto l'uso della pergola veronese che obbliga il viticoltore ad una naturale selezione dei grappoli durante i mesi estivi con un sensibile aumento della qualità dell'uva prodotta dalla pianta.
Un altro credo è la densità di impianto che obbliga la pianta a soffrire e a concentrare il succo in pochi grappoli.
Nel risultato finale dell'Amarone di Speri un ruolo rilevante lo gioca il terreno. Un suolo di origini vulcaniche, ricco di minerali e con buon drenaggio.
In cantina la differenza è determinata dall'uso del legno che, nel caso di Speri, non è mai usato per coprire le originalità del terroir ma semmai per esaltarne e ammorbidirne le spigolosità.
Speri si è interamente convertito al biologico con certificazione ottenuta nel 2015.
La filosofia aziendale consiste nella pratica di studi che fondono assieme conoscenze di ecologia, fisiologia vegetale, biochimica ed etologia degli insetti.
Le pratiche si sostanziano nell'inerbimento tra i filari, nel compostaggio dei residui della potatura, la lotta integrata attraverso l'uso della moderna tecnica della confusione sessuale.
L'Amarone Docg Sant'Urbano è un vino di classe.
E' un peso massimo che si muove sul ring con l'eleganza di un peso piuma. Ha una sua classe ben distinta che riempie i sensi dall'olfatto al palato con la sue note potenti ma al contempo eleganti e la sua naturale struttura tannica potente e delicata.
Inutile dire che si abbina a piatti importanti come il brasato con la polenta preparato
in un maggio piovoso e ancora freddo dall'estro di Chef Fabrice.
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