Il Fiano di Avellino è un vino dalle antiche origini romane, quando veniva chiamato Vitis Apiana, per la sua caratteristica di attirare le api grazie al suo dolce aroma.
Come per molti altri vitigni dell'epoca romana, è convinzione ormai diffusa che il vitigno sia stato introdotto in Campania dai coloni greci, in particolare provenienti dalla città di Apia, nel Peloponneso.
Si è poi acclimatato e diffuso sulle fertili colline avellinesi, dove è diventato un vitigno autoctono per eccellenza.
E' un raro esempio di vino bianco che si presta all'invecchiamento, insieme a Riesling e pochi altri.
Ho assaggiato il Fiano di Avellino Montelapio di Villa Matilde Avallone, ad una sera a casa di amici in abbinamento ad uno strepitoso risotto con polipetti e gamberi di Mazara del Vallo.
La sapidità del piatto andava abbinata ad un altrettanto sapido e strutturato vino bianco. Inizialmente avevo pensato ad un classico Vermentino, ma ho poi optato per questo Fiano, la cui azienda agricola mi era stata fatta conoscere dal compianto delegato Ais di Monza e Brianza Sergio Bassoli.
Azienda nata negli anni sessanta con Francesco Paolo Avallone, avvocato e appassionato cultore di vini antichi, che dopo anni di studio e ricerche aveva ritrovato pochi ceppi sopravvissuti dell'antico vitigno Falerno di epoca romana.
Il Montelapio si presenta al bicchiere giallo paglierino, con insistenti e variegate note floreali e vegetali in particolare erba falciata e fieno, per poi richiamare evolute note di frutti esotici e sentori minerali.
Al palato è sapido, con un deciso nerbo acido, di buona struttura e persistenza.
L'abbinamento ve l'ho già accennato, quindi ideale con un risotto di pesce ma sarebbe da provare anche con formaggi leggermente stagionati e carni bianche in generale.
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