Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da luglio, 2018

Semplicemente un mito: il Barolo di Bartolo Mascarello

Arrivo buon ultimo e lo so .... dopo fiumi di parole e innumerevoli articoli di rinomate penne italiane .... ma come fai a non scrivere due righe quando bevi un vero mito dell’enologia italiana. Sto parlando del Barolo di Bartolo Mascarello, un po’ mito un po’ realtà, comunque la si veda una icona classica dell’enologia italiana. Una strana figura di intellettuale campagnolo, che ha trainato con le sue idee solo in apparenza austere un intero esercito di piccoli e medi produttori di Langa, che inevitabilmente sono andati in collisione negli anni ’90 con la visione ‘modernista’ introdotta da giovani emergenti e outsider. Sta di fatto che quando l’amico Camillo ha postato la foto dei vini che si sarebbero degustati alla cena del ‘gruppo dei soliti astemi’, e tra le altre bocce ho intravisto il Barolo di Mascarello, mi si è annebbiata la vista e facevo quasi fatica a crederci. Le sue bottiglie sono infatti indubbiamente rare, con una produzione che si attesta sulle 15-20

Azienda del mese: Vignalta e i Colli Euganei

Tra le belle novità assaggiate al Vinitaly 2018 Vignalta mi ha particolarmente impressionato per diversi motivi. Il principale è che, anche in una cornice caotica dove ti trovi ad assaggiare 30 e più vini, Vignalta mi è rimasta impressa per la precisa caratterizzazione dei suoi vini, che possono vantare una loro ben distinta personalità. Non è cosa da poco se pensiamo all’ampia offerta di prodotti sul mercato vitivinicolo non solo italiano ma anche internazionale, da cui ognuno di noi può tranquillamente scegliere con un semplice click (e una carta di credito!!!). Tornati a casa e smaltiti gli effetti del Vinitaly, il gruppo dei soliti astemi non ha aspettato molto prima di recarsi direttamente dal produttore ad acquistare i vini che più ci erano piaciuti. Vale subito la pena di dire che, mentre la parte esteriore della azienda non mi ha colpito particolarmente, soprattutto se pensiamo che molte aziende vitivinicole hanno ingaggiato fior fiore di architetti per disegnar

Era, il Trebbiano biodinamico di Podere Borgaruccio

Il Podere Borgaruccio è una delle tante realtà del centro Italia, un po’ agriturismo un po’ produttore di vino e un po’ di altri prodotti. Dodici ettari situati ad un chilometro dalla cittadina medioevale di Peccioli, in un paesaggio che sembra un quadro dipinto a colori vivaci e dove trovano posto sulle dolci colline ulivi e vigneti. La differenza, dal mio punto di vista, è come fai il vino e Claudia e Stefano hanno una chiara e ben precisa idea di come farlo. L’attenzione è rivolta principalmente alla vigna e al rispetto del terreno che trova la sua applicazione con l’utilizzo della biodinamica e della filosofia antroposofica. Un percorso sicuramente non facile, anzi direi in salita per qualcuno che non aveva esperienza di vigna e in cantina, eppure riuscito se vi capiterà mai di assaggiare il loro Era, un blend di Trebbiano, Malvasia e San Colombano, vendemmiati tra la fine di Settembre e l’inizio di Ottobre. La fermentazione avviene in vasche di cemento e in p

Il passito di Colosi nella cornice di Salina

La storia di Piero Colosi è storia enologica recente. Negli anni '70 Pietro Colosi lavora con Carlo Hauner, altro grande pioniere del rilancio enologico delle Eolie. L'avventura proprietaria parte invece nel 1980, quando vengono acquistati 4 ettari che presto diventano 10 in contrada Capofaro, dove neanche a dirlo la Malvasia era già presente da chissà quale tempo ancestrale. Piero cambia invece il metodo di coltivazione, passando dal classico alberello, che richiedeva una lavorazione completamente manuale, alla più accessibile e redditizia controspalliera a Guyot, anche se tenuta molto bassa per il solito problema del vento incessante che spazza l'isola praticamente tutto l'anno. Il resto come sempre lo fanno l'influenza del mare, il terreno vulcanico e la perenne scarsità di acqua nei mesi estivi (ma non solo). In questo suggestivo ambiente fatto di terreno color cenere, terrazzamenti di muretti a secco che degradano verso il mare, in realtà non viene colt

Uno Champagne mito: Taittinger Cuvèe Prestige

Senza andare troppo indietro nel tempo l'anno determinante, per una delle maison di Champangne più famose del mondo, è il 1945, quando Francois Taittinger assume le redini dell'azienda di famiglia e stabilisce lo stile dello Champagne legandolo allo Chardonnay. Altri interventi vengono effettuati sulla cantina, dove recupera le cripte sotterranee dei monaci dell'Abbazia di Saint-Nicaise, facendone una punta di diamante della propria maison. Infine nel 1952 rafforza l'idea di strettissimo legame tra Taittinger e lo Chardonnay attraverso la creazione di un blanc del blancs di alto livello, che diventerà una Cuvèe Prestige di assoluto rilievo nel panorama delle bollicine d'Oltralpe. Uno Champagne di assoluto riferimento nel panorama delle bollicine internazionali, un prodotto che da sempre ha saputo puntare sulla leggerezza e sulla finezza espressive più che sui muscoli o sulla corposità, grazie all'utilizzo di ben cinque grand cru. Come molti altri Ch