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Visualizzazione dei post da 2019

Vernaccia di San Gimignano Riserva Docg Per Bruno (2015) - Poderi Arcangelo

Poderi Arcangelo a San Gimignano gode del panorama delle torri medioevali dell'antica città toscana. Oltre ad essere un apprezzato agriturismo produce anche un ottimo Vernaccia di San Gimignano che ho avuto il piacere di assaggiare mentre mi trovavo a passare da quelle parti. La Vernaccia ha ottenuto la Doc nella versione San Gimignano e la Docg nella versione Vernaccia di San Gimignano e riunisce i produttori in un apposito consorzio che ne ha stabilito il disciplinare, nel quale è stabilito che il vino prodotto debba contenere almeno l'85% di Vernaccia. La riserva deve fare almeno 11 mesi di cantina con uve selezionate dai migliori terroir della zona. La Vernaccia Riserva Docg di Poderi Arcangelo dell'annata 2015 sfoggia un apprezzabile bouquet di fiori di acacia, seguito da mele e pompelmo rosa, con una traccia di polvere da sparo e una leggera traccia di burro. Al palato è intenso e vibrante, con un nerbo acido ben delineato che ne fa intuire una discreta

Chardonnay Pouilly-Fuissè di Domaine Mathias

Non sono solito assaggiare vini stranieri e non lo faccio per sciovinismo ma perchè spesso i vini sono più difficili da trovare e spesso sono più cari, soprattutto i francesi. Se poi si tratta di Borgogna, ovvero la zona più aristocratica a livello enologico della Francia, questa affermazione la differenza di prezzo rispetto ad un vino italiano dello stesso livello può essere alcune volte imbarazzante. Tuttavia se capita, come questa sera, di assaggiare un Pouilly-Fuissè di certo non mi tiro indietro. A differenza di altre zone viticole francesi, qui l'estrema frammentazione delle terre vitate è la causa ma anche la felice imprevedibilità del vino della Borgogna. Un territorio quindi che, più di altri, assomiglia a molte realtà italiane anche se microclima, terreno e talvolta tecniche di coltivazione possono essere molto diverse dai territori nostrani. In questo terreno argilloso-calcareo Domaine Mathias produce uno Chardonnay di prim'ordine. Questa zona di produz

Amedeo Custoza (2017) di Azienda Agricola Cavalchina

Oggi siamo a Custoza, sulle appena pronunciate colline moreniche a sud del Lago di Garda, dove le vigne si susseguono ordinate e delimitate dalle strade da filari di piccoli alberi e muretti in pietra; poi il paese fatto di case mono familiari con ampi giardini e poche auto in circolazione. Fuori dal paese lo sguardo spazia tranquillo tra vigne, poche case isolate e agriturismi; del resto la zona ha una vocazione turistica di buon livello e non è certo raro trovarvi turisti un po' in tutto l'anno grazie al Lago e alle terme. Qui si ha proprio l'idea che tutto sia curato e valorizzato al meglio, ogni singolo pezzo di terra, vigna, aiuola o siepe. In questo panorama rurale che talvolta può diventare ameno, soprattutto sotto il cielo grigio che promette pioggia, mi ritrovo ad assaggiare l'Amedeo, bianco di Custoza Superiore dell'Azienda Agricola Cavalchina. Il nome deriva da quel Principe Amedeo di Savoia che nel 1866 fu ferito qui a Custoza durante la Terza Guer

Limne Doc il Lugana di Tenuta Roveglia

Tenute Roveglia è un produttore di cui ho già parlato diverse volte, avendolo intercettato a più di un Vinitaly. Tuttavia a memoria credo di non avergli dedicato un post tutto suo ed ora è arrivato il momento di rimediare. Primo perchè l'azienda di Pozzolengo in provincia di Brescia se lo merita davvero e poi perchè, con il gruppo degli astemi, abbiamo fatto un importante acquisto di diversi suoi vini e il primo che ho riassaggiato è un incredibile rapporto qualità-prezzo dal nome di Limne. Come si può leggere sul semplice sito dell'azienda, Tenute Lugana nasce dall'amore per la terra dell'industriale svizzero Federico Zweifel, alla fine dell'800. Dopo diverse generazioni, la produzione di Tenute Roveglia si è arricchita di diversi prodotti come vini rossi e grappe, anche se non credo di sbagliare nell'affermare che il Lugana è di sicuro il portabandiera dell'azienda, nonchè un vino di prestigio soprattutto nella sua versione più complessa come il

Anima Umbra (2016) di Arnaldo Caprai

Quando si parla di Arnaldo Caprai viene subito alla mente il Sagrantino di Montefalco. L'identificazione di questa cantina con il prestigioso vino umbro è quasi automatica e figlia dell'intenso lavoro e degli investimenti fatti dall'azienda di Montefalco. I suoi vini sono fortemente territoriali e spesso hanno una eleganza e una longevità fuori dal comune. La cantina ha subito una importante svolta negli anni '80, quando Marco Caprai ha intuito le potenzialità del Sagrantino reinterpretato in chiave più moderna. Tra i tanti pezzi pregiati della collezione di Arnaldo Caprai, come Il Sagrantino 25 anni o il Sagrantino Passito, ci sono anche prodotti più semplici e immediati ma per nulla scontati come l'Anima Umbra, un sangiovese che si beve a secchiate e praticamente a tutto pasto. Questo vino è impareggiabile per equilibrio, freschezza e armonia complessiva e grazie ad un breve passaggio in barriques i tannini concedono al vino una trama setosa e particola

Frappato 2016 - Occhipinti

Il Frappato di Occhipinti fa parte della categoria 'Triple A', che riunisce quei produttori che si definiscono Agricoltori, Artigiani e Artisti. Il loro desiderio è quello di arrivare alla produzione di vini non standardizzati, con il minor impatto ambientale possibile e minor intervento umano possibile anche per mantenere intatta l'influenza del terroir e le caratteristiche proprie del vitigno. Il Frappato è un vino rosso autoctono della zona di Siracusa La vigna che produce il Frappato è di 4 ettari e viene lavorata in biologico ma soprattutto le viti hanno una età media di 50 anni, con raccolta manuale delle uve e rese naturalmente bassissime (40 l/h). Anche in cantina la filosofia dell'azienda è quella del minor impatto possibile dell'uomo, che comporta la fermentazione spontanea in vasche di cemento, solo lieviti indigeni, rimontaggi e follature giornaliere, oltre ad un affinamento sulle fecce fini in botti di rovere francese per 12 mesi. Nessuna chia

Abitiamo la terra viviamo il territorio: il Capolemole rosso di Marco Carpineti

Sul cancello di entrata della cantina si può leggere: abitiamo la terra, viviamo il territorio. Chi conosce i vini di Marco Carpineti sa che più che uno bello slogan si tratta di un credo radicato profondamente in questa cantina di Cori, a 56 km a sud di Roma. La passione e il desiderio di vivere in un ambiente intatto da tramandare alle future generazioni ha portato l'azienda alla certificazione bio, con circa 40 ettari vitati. Il suolo è di origine vulcanica, l'esposizione delle dolci colline è perfetta. Così l'attività ha inizio nel 1986 con la svolta biologica introdotta quasi da subito. L'ulteriore scommessa è la riscoperta dei vitigni locali come il Bellone e l'Arciprete Bianco (biotipo del Bellone), ma anche alcune varietà di Greco quasi scomparse in loco. Sui rossi anche qui prevale l'autoctono con vitigni come il Cesanese, il Nero Buono di Cori e il più diffuso Montepulciano. Dopo una breve visita in vigna si passa in cantina per

Graticcio Doc Capalbio Vin Santo - Azienda agricola Santa Lucia

L'ultimo ma più promettente vino dell'Azienda agricola Santa Lucia che avevo acquistato in loco un'estate fa, tardavo a degustarlo per il semplice motivo che è un passito e con il gruppo dei soliti astemi aspettavamo il momento giusto per poterlo abbinare correttamente. L'azienda si trova a Fonteblanda, con vitigni che dall'Aurelia si inerpicano verso le dolci colline dell'entroterra grossetano. File ordinate di vitigni divisi da strade che si fanno sempre più piccole, in molti casi semplici strade bianche che vengono utilizzate solo da chi ci passa per andar per vigneti a lavorare. Davanti il parco naturale della Maremma, con i suoi promontori selvaggi che dividono l'Aurelia dal mare per un lungo tratto di strada. E' in questo contesto, d'estate assolato e ben ventilato, che crescono i vitigni di Trebbiano e Ansonica utilizzati per produrre un vino che tecnicamente viene considerato nella categoria Vin Santo. La resa per ettaro è di 50 ql/

La pura eleganza del Cabernet Sauvignon di Tasca d'Almerita (2010)

Pur essendo una delle realtà siciliane con la più importante superficie vitata, Tasca Conti d'Almerita riesce a proporre prodotti di ottima qualità, come il Cabernet Sauvignon prodotto nella Tenuta Regaleali, nell'entroterra palermitano. Da ormai diversi anni sono una azienda tecnologicamente all'avanguardia e un vero punto di riferimento non solo per il mondo vitivinicolo siciliano. Il loro Cabernet Sauvignon è stato il primo in purezza prodotto sul suolo siciliano nell'ormai lontano 1985, in un periodo in cui in Sicilia si producevano bottiglie con una netta prevalenza di vitigni autoctoni. E' un rosso potente ed elegante, annata 2010, suadente e dalle note intriganti di ciliegia e pepe nero, importanti note vegetali, con accenni di tabacco che si possono sentire agevolmente a bicchiere vuoto e con un leggero sentore di vaniglia che ammorbidisce la nuance complessiva senza risultare stucchevole. In bocca si presenta coerente con le note olfattive, quindi ta

Vino nobile di Montepulciano Asinone (2015) - Poliziano

Poliziano inizia ufficialmente la sua attività nel 1961, quando Dino Carletti acquista i suoi primi ettari di terreno a Montepulciano, attività poi proseguita dal figlio Federico con il quale l’azienda ha incominciato a rendersi visibile anche a livello internazionale, fino al livello di fama attuale. Nel 1978 Poliziano è la prima azienda di Montepulciano a imbottigliare il Nobile di Montepulciano Asinone da un’unica vigna, in un’epoca in cui ancora il grosso della produzione veniva venduto sfuso. Federico Carletti ha quindi iniziato una intensa attività commerciale all’estero che lo ha portato a vendere ad oggi quasi 1 milione di bottiglie soprattutto negli Stati Uniti, in Germania e nei paesi Scandinavi. L’anno scorso è stato lanciato un nuovo vino, il Caggiole, mentre l’azienda continua a investire in vigneti portando a 180 gli ettari totali di vigne. L’Asinone è senz’altro il vino di punta dell’azienda, prodotto con uve Sangiovese in purezza da vigneti esposti a su

Il tratto vellutato e versatile di Donnaluce di Poggio Le Volpi

Poggio le Volpi è un’azienda laziale la cui storia si può far partire negli anni ’20 quando Manlio  Mergè iniziò a commerciare vino sfuso e olio dai castelli romani alla capitale. Ma è solo nel 1996 che parte l’attività imprenditoriale con la creazione della società Poggio Le Volpi a Monte Porzio Catone, nell’entroterra laziale e più precisamente sui colli Albani, che presentano un suolo di origine vulcanica. Come molte altre giovani aziende, Poggio le Volpi ha il vantaggio di non doversi trascinare una polverosa storia enologica di dosso, ma può invece basare la propria filosofia aziendale su un azzeccato mix di tradizione del territorio, innovazione tecnica e continua sperimentazione, che determinano lo stile dei suoi vini in maniera unica e facilmente percepibile dal consumatore. Le uve utilizzate sono appunto quelle tradizionalmente coltivate sui colli Albani, come Malvasia di Candia e Trebbiano, ma anche Greco e vitigni internazionali. Tra l’interessante bouque

Vespa Bianco (2015) - Bastianich

Poche aziende possono vantare di essere diventate famose, di poter essere vendute nei migliori ristoranti e su molti canali del web, in tempi brevi dalla loro fondazione. Ma Bastianich ha dalla sua una indubbia potenza mediatica, a partire dalla madre Lidia Bastianich che, negli Stati Uniti, è considerata una vera e propria icona culinaria, mentre il figlio Joe invece è diventato famoso in Italia grazie alla partecipazione a Masterchef. I Bastianich oltre all'apertura di diversi ristoranti di successo soprattutto negli Stati Uniti, hanno investito in tre o quattro aziende vitivinicole italiane tra cui l'Azienda Agricola Bastianich a Cividale del Friuli, nata nel 1997. L'azienda è composta da due appezzamenti distinti, uno appunto a Cividale del Friuli e l'altro a Buttrio, per una superficie totale di 24 ettari. I terreni ricchi di argille, arenarie e calcare, posseggono il suolo perfetto per la produzione di grandi vini bianchi dallo spessore non comune. In p

Barbera d'Alba (2015) - Bartolo Mascarello

Un grande produttore lo riconosci non solo dai suoi cru aziendali, ma anche su quei vini cosiddetti di tutti i giorni dove, il terroir particolarmente vocato unito ad una filosofia aziendale che porta all'attenzione sia in vigna che in cantina anche per i vini meno pregiati, fanno la differenza. Questo punto di attenzione contribuisce a rendere grandi i grandi barolisti come Bartolo Mascarello. Di presentazioni non ne ha certo bisogno, anche perchè poche cantine sono legate in modo così stretto e indissolubile con il proprio fondatore come nel caso di Bartolo. Uno strano intellettuale-contadino che ha influenzato una intera generazione di barolisti e che ha contribuito, con il proprio pensiero filosofico sul vino e con il suo carisma, a creare l'attuale allure su cui si fondano oggi le Langhe. Una difficile eredità per Maria Teresa Mascarello che ne ha preso le redini alla morte del padre, garantendo una continuità della filosofia aziendale pur nella certezza che nulla

La grandezza di un piccolo capolavoro: Fiano di Avellino (2015) di Guido Marsella

Che anche alcuni vini bianchi sanno invecchiare ormai credo sia entrato nella cultura italiana in generale.  Ma quali esattamente, da dove provengono? sono le domande che mi fanno spesso gli amici che mi sanno sommelier. Senza scomodare i Riesling renani, a queste domande spesso mi trovo a consigliare i vini bianchi che nascono da una terra particolarmente vocata nella coltivazione della vite fin dai tempi dei romani come la Campania. Ancora più nel dettaglio i Fiano di Avellino sono vini che si sanno far attendere (quasi) quanto alcuni grandi rossi del nord. Questi e altri pensieri mi venivano mentre degustavo serenamente, in una sera di pioggia scrosciante, l'ottimo Fiano di Avellino di Guido Marsella, gentilmente donatomi dall'amico Paolo. L'annata è quella del 2015, ma il vino sembra ancora giovane, pimpante, vivissimo. Complice anche una annata che all'inizio sembrava decisamente sfigata e che invece sta dando il meglio proprio adesso (almeno nella bottigl

Chaudelune (2016) - Cave Mont Blanc

I vin de glace (alla francese) o vini del ghiaccio (come si dice dalle nostre parti), sono una branchia del tutto particolare di vino. Si parla di vin de glace quando i grappoli vengono raccolti in vendemmia tardiva e soprattutto quando la temperatura raggiunge i -6/-7 gradi, spesso di notte. Grazie alla bassa temperatura l'acqua contenuta negli acini si ghiaccia, impedendo anche in vendemmi tardiva lo sviluppo di muffe e permettendo al contempo la conservazione di una elevata acidità, in grado di contrastare l'effetto dell'elevato grado zuccherino che altrimenti risulterebbe stucchevole al palato. Il Chudelune della cooperativa Cave du Vin Blanc de Morgex et de la Salle è una piccola cooperativa di 85 soci che lavora divinamente privilegiando la qualità alla quantità delle uve lavorate. I suoi vigneti che si trovano ad altitudini che variano tra i 900 e i 1200 metri, sono ideali per la produzione di vin de glace, e sempre grazie all'altitudine alcuni vitigni

Etna Rosso Arcurìa (2015) - Graci

Graci è un produttore simbolo delle pendici dell'Etna con i suoi suoli di origine vulcanica e ricchi di scheletro, con forte concentrazione di ferro e azoto. La vinificazione avviene come per un grande rosso del nord, con lunghe macerazioni a contatto con le bucce per estrarre al massimo il frutto, ma a differenza di Barolo e soci questo Etna Rosso fa solo vasche di cemento con svolgimento spontaneo della malolattica. L'altitudine dei vigneti si posiziona tra i 600 e i 700 mslm, versante nord. Ci possiamo quindi aspettare discrete escursioni termiche, che arricchiscono di polifenoli la buccia dell'uva e di complessità olfattive il vino. Il vitigno è ovviamente il Nerello Mascalese, vero e proprio dominatore incontrastato della viticoltura etnea. All'olfatto sprigiona nuance tipiche dei suoli vulcanici, con una prevalenza della ciliegia matura che lentamente lascia il campo a verve minerali di pietra bagnata, pepe nero, cuoio e muschio. In bocca si percepiscono

Alicante Igt (2014) - Poggio al Tufo (Tommasi)

Tommasi è famoso come produttore di Amarone, fa parte delle famiglie storiche e le sue vigne sono posizionate tra le zone più vocate della viticoltura della Valpolicella. Pochi però sanno che Tommasi, nel corso del tempo, ha acquistato diversi terreni e tenute in altre parti d'Italia come il Podere Casisano a Montalcino, la Masseria Surani in Puglia e Poggio al Tufo in Maremma. L'estate scorsa mi trovavo a girovagare per i paesini arrampicati sui colli nell'entroterra maremmano, quando mi sono imbattuto nella tenuta di Tommasi a Pitigliano, ridente comune arroccato su un'altura di tufo chiamato la piccola Gerusalemme per la storica presenza di una comunità ebraica da sempre ben integrata nel tessuto sociale della città. Nel 1997 la famiglia Tommasi ha deciso di acquistare questa tenuta di 66 ettari nella Maremma toscana, su terreni di origine vulcanica ricche di tufo. I vini di questa tenuta si possono acquistare nel grazioso Wine Shop che si trova a Pit

Verticale di Barbaresco Pajorè di Rizzi

Tra le tante belle serate trascorse con il 'gruppo dei soliti astemi', ce ne sono alcune che superano di gran lunga la fantasia per arrivare a sfiorare il mito. Nell'ultimo giorno che precedeva il lungo ponte pasquale, mentre migliaia di milanesi avevano solo in mente di scappare più velocemente possibile dalla amatissima Milano per raggiungere i luoghi di villeggiatura della riviera, qualche meta esotica o alcune capitali europee, Baccanera si preparava ad una verticale di 11 annate di Barbaresco Pajorè di Rizzi, come dire il meglio del Barbaresco tradizionalista. Con questo pensiero mi avviavo, come sempre in ritardo, alla cena dall'amico Camillo e dal fratello Alessandro, mecenate e organizzatore della splendida serata. Alla cena ha partecipato anche il produttore, nella persona della gentilissima Jole, che a casa Rizzi si occupa degli aspetti commerciali e gestionali, mentre il fratello Enrico è l'enologo di Rizzi e il padre Ernesto si occupa dei vigne

Vinitaly 2019: i migliori assaggi di Baccanera

Anche quest'anno non potevo perdermi il Vinitaly, l'appuntamento più importante del vino italiano, in attesa di vedere crescere altre belle manifestazioni come la Wine Week di Milano. Vinitaly quindi è tutt'ora e rimarrà nei prossimi anni un appuntamento imperdibile per tutti coloro che amano il vino, lo sanno interpretare, ma al contempo sono curiosi di assaggiare nuovi vini e nuovi produttori, oltre che poter parlare (la maggior parte delle volte) direttamente con i produttori che, come si usa dire, ci mettono la faccia dietro il loro bancone di assaggio. Anche quest'anno come sempre, Baccanera si è scrupolosamente preparato una lista di produttori e di vini da assaggiare, tutti rigorosamente mai bevuti. Anche quest'anno e anche più di altri anni, ho trovate tantissime sorprese positive, alcune addirittura clamorose nel sempre più importante rapporto qualità-prezzo. Se da un lato chi legge questo blog credo sia già portato per natura a scartare i vini da

Arcurìa Etna rosso Doc (2015) - Graci

Graci è una vera eccellenza del territorio siciliano e più in particolare di quella fortunata terra vitivinicola dell'Etna. La cantina si trova a Passopisciaro e la tenuta si estende in diverse contrade. Le vigne sono quasi tutte sul versante nord o est, ad una altitudine compresa tra i 600 e i 1.000 metri di altitudine. Il clima, favorito dall'esposizione a nord e dall'altitudine, prevede notevoli escursioni termiche che garantiscono profumi intensi e concentrati nell'uva. Per quanto riguarda l'uva, così come altri produttori di questo territorio, Graci ha puntato sui vitigni autoctoni, in particolare Carricante e Nerello mascalese. Il vino che ho assaggiato è l'intrigante Arcurìa, annata 2015. Dopo la fermentazione in tini di rovere, il vino matura per 24 mesi in grandi botti di rovere, oltre a 6 mesi di bottiglia prima di essere commercializzato. La lavorazione che privilegia la tradizione, l'utilizzo sapiente del legno e una materia prima di ot

Timorasso Derthona dell'Azienda Agricola Terralba

Stefano Daffonchio è il proprietario dell'Azienda Agricola Terralba, piccola azienda del tortonese e più precisamente di Berzano di Tortona. La sua famiglia è proprietaria dell'azienda agricola dagli inizi del 1900. All'epoca i vitigni piantati erano Barbera, Croatina e Timorasso e quest'ultimo veniva chiamato Torbolino (per via della sua torbidità). Subito dopo la vinificazione veniva venduto sui mercati svizzeri e tedeschi, dove subiva le lavorazioni e venduto con nomi di fantasia, perdendo la sua identità iniziale. Il padre ha iniziato poi a conferire le uve alla cantina sociale, mentre nel frattempo il 'difficile' Timorasso è stato espiantato per far posto al più 'docile' Cortese. Con l'ultimo passaggio generazionale, infine, il Timorasso è ricomparso nei vigneti ed ora è considerato il vino di punta dell'azienda, che produce al contempo vini a base Cortese, Barbera, Croatina, Syrah e Merlot (in blend con la Barbera) e un interessante

Chateau Ausone (1989), Chateau Mouton Rothshild (1990), Chateau Latour Pauillac (1999): Premiere grand cru classè

Poter assaggiare uno dei 5 premiere grand cru classè di Bordeaux, è una esperienza affascinante che può talvolta capire nella vita (se si è fortunati). Assaggiare invece 3 premiere cru su 5 (!!!) credo non abbia bisogno di alcun commento, se non tanta naturale e comprensibile invidia da parte di tutti !!!! Eppure, che ci crediate o meno, è quello che mi è successo durante una tiepida serata di metà febbraio, durante la cena settimanale del ‘gruppo dei soliti astemi’. Non che fossi proprio all’oscuro della gradevole sorpresa, ma quando mi era stato girato il whatsapp della convocazione, tra una telefonata, la guida in tangenziale e mille pensieri (tra cui il più importante consisteva su come svignarmela velocemente da casa entro le 9 di sera), non avevo del tutto percepito che si trattava di 3 Premiere grand cru classè !!!! A parte che la cena è stata preceduta da una entusiasmante Malvasia di Podversic Damijan, arricchita da altri bordolesi francesi, da una magnum d