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Visualizzazione dei post da dicembre, 2020

Alcune considerazioni di fine anno e un brindisi con Altropasso di Reguta

Ebbene si, è crisi nera per gli amici blogger !!! Ho fatto un giro sui blog di miei colleghi, alcuni con anni di esperienza e di post alle spalle, altri arrivati dopo ma pur sempre convinti e bravissimi nel raccontare il loro personalissimo viaggio nel mondo del vino. Da questo giro di perlustrazione devo ammettere che molti di loro non scrivono più un post da molto tempo (ergo hanno abbandonato il blog), altri scrivono uno o due articoli asfittici al mese, giusto per tenere vivo un blog che ormai non legge più nessuno. Pochi insistono virtuosi, soprattutto quelli che ovviamente ne hanno fatto una professione, ma anche loro sono in crisi. Infatti il problema principale è che il traffico web verso i siti e i blog del vino è drasticamente e costantemente calato nel corso degli ultimi due anni.  Forse nessuno si interessa più al mondo del vino ? a nessuno interessa più una recensione ben scritta da un bravo wine blogger, magari un sommelier con tanto di diploma incorniciato in cameretta o

Barbaresco Boito 2006 - Rizzi

La storia di Rizzi inizia nel 1974, quando Ernesto Dellapiana con la moglie Lia, ritornano a Treiso lasciando una florida azienda cartotecnica a Torino, assecondando il richiamo della terra. Partendo da una cascina di proprietà di famiglia e dai terreni distribuiti intorno a essa, Rizzi pian piano si espande, comprando terreni attigui e in alcuni casi investendo anche in filari nelle sottozone di Nervo e Pajorè. La filosofia aziendale è quella della massima attenzione alla conservazione del terroir, quindi in vigna vengono utilizzati compost e sovescio per le concimazioni, rame e zolfo per le malattie e poco altro. Del resto dal 2015 Rizzi è passato alla coltivazione biologica integrale. Quindi uso del cemento e della botte grande, massima estrazione nei vini, buona concentrazione del frutto, ricerca di equilibrio, eleganza ed esaltazione della territorialità, senza correre dietro alle mode. Riassumendo l'utilizzo del legno in botte grande, niente barrique e niente tonneaux, è un c

L'impronta classica del Barolo 2004 di Oddero

Il mio vino di Natale di quest'anno è il Barolo di Oddero. Un vero must, uno dei più conosciuti, amati, prestigiosi Barolo delle Langhe. Una cantina con una data di costituzione che riporta alla notte dei tempi: correva l'anno 1878 e il Barolo e la Langa ma anche l'intera Italia e il mondo del vino erano un'altra cosa rispetto ad oggi, tanto che difficilmente riusciamo a immaginarlo. Oggi, con una superficie vitata di 35 ettari, Oddero copre i cru più prestigiosi del territorio come Bussia, Brunate, Rocche di Castiglione e altri. La cantina è situata a La Morra, altro comune storico del Barolo. Lieviti indigeni e botte grande, Oddero è un produttore che potremmo chiamare tradizionalista, uno che i Barolo si vuole aspettare. Un'impronta decisamente classica che permette a questa cantina di trasmettere ai vini le peculiarità di quest'area di Langa. In poche parole un numero uno. La conversione biologica del vigneto, iniziata nel 2008 e terminata nel 2011 in questa

Verdicchio di Matelica Collestefano

Devo dire che alla domanda di un mio collega sulla differenza tra il Verdicchio di Matelica e quello dei Castelli di Jesi, ho subito compreso la mia impreparazione sull'argomento ed ho deciso che era ora di rimettermi a studiare la teoria oltre che fare (tanta) pratica. Del resto il motivo per cui, nel lontano 2013, era nato questo blog era proprio quello di studiare, documentarmi sul mondo del vino, trattenere le sensazioni che ogni bottiglia era in grado di darmi durante le mie (allora) solitarie degustazioni di vini da supermercato. Da quel dì è trascorso molto tempo, molte cose sono cambiate, ma non la mia passione per il nettare di Bacco e, anche se la voglia di studiare e documentarmi ha avuto alti e bassi, quella di degustare non mi ha mai lasciato.  Il diploma di sommelier è arrivato nel gennaio 2014 e, devo ammetterlo, mi ha dato grande soddisfazione. Non contento ho deciso di mettermi a disposizione dell'AIS per i servizi all'Associazione e nei ristoranti, con lo

Il Sauvignon di Bastianich alla prova di Baccanera

La storia dei Bastianich è quasi una favola raccontata in stile moderno, la cui ambientazione è il vasto mondo della cucina e del vino (italiano e non). La storia inizia con Lidia Bastianich, che emigrata in America nel 1958 dopo essere passata in maniera rocambolesca con i genitori dall'Istria in Italia a causa delle persecuzioni del maresciallo Tito, inizia una brillante carriera come scrittrice e conduttrice di programmi legati alla cucina italiana e italoamericana. Il figlio Joseph detto Jo è il famoso giudice di Masterchef Italia e Stati Uniti, nel 1997 decide di investire in una tenuta a Cividale del Friuli, non lontano dalla loro zona di origine. Una cantina con due appezzamenti vitati, uno sulle colline di Cividale e uno tra Buttrio e Premariacco per un totale di 41 ettari vitati in una zona di grande interesse a livello enologico di una terra già molto vocata alla coltivazione della vite. Il terreno ricco di argilla, arenaria e calcare è tipicamente vocato alla produzione