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Visualizzazione dei post da 2020

Alcune considerazioni di fine anno e un brindisi con Altropasso di Reguta

Ebbene si, è crisi nera per gli amici blogger !!! Ho fatto un giro sui blog di miei colleghi, alcuni con anni di esperienza e di post alle spalle, altri arrivati dopo ma pur sempre convinti e bravissimi nel raccontare il loro personalissimo viaggio nel mondo del vino. Da questo giro di perlustrazione devo ammettere che molti di loro non scrivono più un post da molto tempo (ergo hanno abbandonato il blog), altri scrivono uno o due articoli asfittici al mese, giusto per tenere vivo un blog che ormai non legge più nessuno. Pochi insistono virtuosi, soprattutto quelli che ovviamente ne hanno fatto una professione, ma anche loro sono in crisi. Infatti il problema principale è che il traffico web verso i siti e i blog del vino è drasticamente e costantemente calato nel corso degli ultimi due anni.  Forse nessuno si interessa più al mondo del vino ? a nessuno interessa più una recensione ben scritta da un bravo wine blogger, magari un sommelier con tanto di diploma incorniciato in cameretta o

Barbaresco Boito 2006 - Rizzi

La storia di Rizzi inizia nel 1974, quando Ernesto Dellapiana con la moglie Lia, ritornano a Treiso lasciando una florida azienda cartotecnica a Torino, assecondando il richiamo della terra. Partendo da una cascina di proprietà di famiglia e dai terreni distribuiti intorno a essa, Rizzi pian piano si espande, comprando terreni attigui e in alcuni casi investendo anche in filari nelle sottozone di Nervo e Pajorè. La filosofia aziendale è quella della massima attenzione alla conservazione del terroir, quindi in vigna vengono utilizzati compost e sovescio per le concimazioni, rame e zolfo per le malattie e poco altro. Del resto dal 2015 Rizzi è passato alla coltivazione biologica integrale. Quindi uso del cemento e della botte grande, massima estrazione nei vini, buona concentrazione del frutto, ricerca di equilibrio, eleganza ed esaltazione della territorialità, senza correre dietro alle mode. Riassumendo l'utilizzo del legno in botte grande, niente barrique e niente tonneaux, è un c

L'impronta classica del Barolo 2004 di Oddero

Il mio vino di Natale di quest'anno è il Barolo di Oddero. Un vero must, uno dei più conosciuti, amati, prestigiosi Barolo delle Langhe. Una cantina con una data di costituzione che riporta alla notte dei tempi: correva l'anno 1878 e il Barolo e la Langa ma anche l'intera Italia e il mondo del vino erano un'altra cosa rispetto ad oggi, tanto che difficilmente riusciamo a immaginarlo. Oggi, con una superficie vitata di 35 ettari, Oddero copre i cru più prestigiosi del territorio come Bussia, Brunate, Rocche di Castiglione e altri. La cantina è situata a La Morra, altro comune storico del Barolo. Lieviti indigeni e botte grande, Oddero è un produttore che potremmo chiamare tradizionalista, uno che i Barolo si vuole aspettare. Un'impronta decisamente classica che permette a questa cantina di trasmettere ai vini le peculiarità di quest'area di Langa. In poche parole un numero uno. La conversione biologica del vigneto, iniziata nel 2008 e terminata nel 2011 in questa

Verdicchio di Matelica Collestefano

Devo dire che alla domanda di un mio collega sulla differenza tra il Verdicchio di Matelica e quello dei Castelli di Jesi, ho subito compreso la mia impreparazione sull'argomento ed ho deciso che era ora di rimettermi a studiare la teoria oltre che fare (tanta) pratica. Del resto il motivo per cui, nel lontano 2013, era nato questo blog era proprio quello di studiare, documentarmi sul mondo del vino, trattenere le sensazioni che ogni bottiglia era in grado di darmi durante le mie (allora) solitarie degustazioni di vini da supermercato. Da quel dì è trascorso molto tempo, molte cose sono cambiate, ma non la mia passione per il nettare di Bacco e, anche se la voglia di studiare e documentarmi ha avuto alti e bassi, quella di degustare non mi ha mai lasciato.  Il diploma di sommelier è arrivato nel gennaio 2014 e, devo ammetterlo, mi ha dato grande soddisfazione. Non contento ho deciso di mettermi a disposizione dell'AIS per i servizi all'Associazione e nei ristoranti, con lo

Il Sauvignon di Bastianich alla prova di Baccanera

La storia dei Bastianich è quasi una favola raccontata in stile moderno, la cui ambientazione è il vasto mondo della cucina e del vino (italiano e non). La storia inizia con Lidia Bastianich, che emigrata in America nel 1958 dopo essere passata in maniera rocambolesca con i genitori dall'Istria in Italia a causa delle persecuzioni del maresciallo Tito, inizia una brillante carriera come scrittrice e conduttrice di programmi legati alla cucina italiana e italoamericana. Il figlio Joseph detto Jo è il famoso giudice di Masterchef Italia e Stati Uniti, nel 1997 decide di investire in una tenuta a Cividale del Friuli, non lontano dalla loro zona di origine. Una cantina con due appezzamenti vitati, uno sulle colline di Cividale e uno tra Buttrio e Premariacco per un totale di 41 ettari vitati in una zona di grande interesse a livello enologico di una terra già molto vocata alla coltivazione della vite. Il terreno ricco di argilla, arenaria e calcare è tipicamente vocato alla produzione

Trebbiano d'Abruzzo di Tiberio

Nel 2000 Riccardo Tiberio, export manager di un grosso gruppo abruzzese del vino, trova sulle colline di Cugnoli, a 23 km da Pescara, vigne vecchie di 60 anni di Trebbiano. Intuisce subito le potenzialità di quella vigna e decide coraggiosamente di buttarsi nell'impresa di acquistare quella vigna e iniziare a produrre vino. Nel 2008 è la volta dei figli Cristiana ed Antonio che si dividono il lavoro tra vigna e cantina. La cosa che sorprende è l'immediato successo che i vini di Tiberio suscitano tra gli addetti ai lavori. Riconoscimenti che arrivano pure da oltreoceano e che ne stanno decretando il successo anche da un punti di vista commerciale. A mio avviso le ragioni sono molteplici, partendo dalla scelta di prediligere la selezione massale rispetto a quella clonale. Per chi non lo sapesse la selezione massale prevede la riproduzione di un intero vigneto con lo scopo di mantenere la massima variabilità genetica all'interno della stessa varietà di vite. Il risultato è que

Le radici profondamente territoriali del Barolo Bussia (2005) dei Fratelli Barale

 Fratelli Barale è un punto fermo del Barolo di Langa, uno di quei produttori tradizionalisti e a conduzione famigliare che per fortuna si riescono ancora a trovare in questo lembo di Piemonte. La loro storia trasuda di passione per la terra a partire dal 1870, quando Francesco Barale tra i pionieri del Barolo, fonda la sua azienda agricola ai piedi del Castello di Barolo. Attualmente sono le sorelle Eleonora e Gloria a supportare il padre nel portare avanti l'azienda di famiglia e a tramandare la passione per la terra. L'approccio è sempre stato approntato verso il rispetto per la terra, che negli ultimi anni si è concretizzato nell'utilizzo dell'agricoltura biologica, quindi inerbimento nei filari, bando ai concimi chimici a parte rame e zolfo. Il lavoro in vigna, dove trovano posto vitigni come Arneis, Dolcetto e Barbera oltre al re della vigna il Nebbiolo, è orientato verso le frequenti potature e il diradamento dei grappoli per ottenere quella concentrazione del su

Barolo Gallinotto di Mauro Molino, annata 2004

  Per Mauro Molino l'enologia, la viticoltura, il Nebbiolo sono sempre stati parte della sua vita, un sogno che è diventato realtà quando, dopo aver lavorato come enologo per 5 anni alla Civ di Modena, torna in Piemonte per occuparsi dei vigneti lasciati in eredità dal padre. La terra per Mauro è stata una vocazione o ancora la consapevolezza di volersi mantenere radicato a quel pezzo di terra che era arrivato a lui tramite generazioni passate. Oggi i figli Matteo e Martina, dopo la giusta gavetta, sono in grado di prendere le redini dell'azienda e di condurla verso un futuro di sostenibilità e di rispetto ambientale, un percorso considerato ormai inevitabile nel campo della viticoltura moderna dai piccoli come dai grandi imprenditori. Siamo a La Morra e più precisamente in frazione Annunziata, dalle colline dolci con filari ordinati e ben curati e ogni tanto qualche casolare a delimitare le proprietà. 14 ettari di proprietà suddivisi in 4 vigneti Conca, Bricco Luciani, La Serr

Achelo Cortona (2018) - La Braccesca

Mi piace andare a trovare le aziende vitivinicole o assaggiare vini del territorio quando mi trovo in vacanza. Anzi sinceramente non capisco coloro che vanno in Sardegna e bevono Champagne, in Campania per bere Cabernet Sauvignon o in Alto Adige per bere Barolo. Oltre a scoprire belle realtà della zona, chiaramente dopo opportune ricerche pre-vacanze, è sempre bello poter accostare piatti della tradizione locale con vini del territorio. Il bello dell'Italia è anche quello che praticamente tutte le regioni, chi più chi meno, può vantare un patrimonio ampelografico di tutto rispetto e il livello qualitativo si è alzato un po' dovunque. Fatto sta che questa estate ho deciso di passare un po' di tempo, dopo l'immancabile settimana marina, nella zona vicina al Lago Trasimeno. Una zona di confine tra Umbria e Toscana, anzi i continui sconfinamenti erano all'ordine del giorno. Uno dei luoghi più belli e attivi anche sotto il profilo vitivinicolo è senz'altro Cortona, a

Gruner Veltriner di Abbazia di Novacella

Il Gruner Veltliner è un incrocio tra il Traminer e il St Georgen e viene coltivato soprattutto in Alto Adige. Le sue caratteristiche sono quelle di possedere una grande acidità e di avere un bouquet di note agrumate, soprattutto pompelmo e lime. La differenza la fanno le rese che devono necessariamente essere basse vista la vigoria naturale del vitigno, il terreno visto che ha trovato nel loss (la roccia sedimentaria austriaca) la sua massima espressione, e le temperature considerando che il vitigno resiste bene al freddo ma non altrettanto alla siccità. E' una varietà di uva molto diffusa in Austria, mentre in Italia è frequente nell'Alto Adige. In passato aveva varcato i confini nazionali e aveva conosciuto un periodo di grande spolvero in America e in particolare a New York, dove sembrava essere diventato di moda. Ma come tutte le mode è tramontato e per tutto sommato questo è stata un grande fortuna visto che ora se ne produce il giusto e raramente o praticamente mai trovi

Toscana Rosso Igt Guidalberto (2006) - Tenuta San Guido

Chi non conosce tenuta San Guido? La sua fama deriva dall'aver inventato il Sassicaia, cru di rilevanza mondiale che ha aperto la strada alla nascita dei 'supertuscan' e alla vendita di milioni di bottiglie nel lucroso mercato americano. Forse non tutti sanno che il nome della tenuta deriva da Guido della Gherardesca, ma la vera svolta vitivinicola la da il giovane marchese Mario Incisa della Rocchetta che, appena tornato dalla grande guerra, decide di iscriversi alla facoltà agraria di Pisa. Le sue origini sono piemontesi e la terra è un mestiere di famiglia visto che suo nonno Leopoldo, già nel 1862, aveva pubblicato il testo di ampelografia 'Descrizione dal vero di 105 varietà di uve, parte indigene e parte di origine straniere', oltre che collezionista di più di 170 diverse varietà di viti in vaso. Nel 1930 Mario sposa l'erede di una della più importanti famiglie maremmane, Clarice della Gherardesca, che in dote gli porta la Tenuta San Guido. Con il tempo pi

Romagna Sangiovese Predappio - Chiara Condello

La storia di Chiara Condello merita sicuramente di essere raccontata e dell'attenzione di qualche minuto da parte di un appassionato di vino. Tutto nasce quando il padre Francesco, dopo diversi anni passati a lavorare in campo finanziario, decide di coronare un suo sogno e di fondare l'azienda Condè a Predappio. Chiara inizia a lavorare giovanissima per l'azienda del padre e, dopo diversi anni di esperienza, decide di mettersi in proprio, acquistando una piccola vigna a Borgo Condè di Predappio. A livello agronomico la scelta ricade subito sull'agricoltura biologica, in particolare fertilizzazioni organiche e trattamenti unicamente con zolfo e rame. In cantina la decantazione per gravità e la fermentazione spontanea riportano alla scelta di interventi minimalisti in modo da lasciare il meno possibile lavorato quanto viene dalla vigna e da ottenere vini espressione del territorio, includendo le giuste attese che richiede il Sangiovese prima di poter essere considerato pr

La sorprendente morbidezza del Domaine Lafage (Grenache 100%) su un tonno con capperi, pomodorini e olive

Jean-Mark Lafage proprietario di Domaine Lafage è considerato uno dei produttori emergenti nel panorama vitivinicolo francese. Il suo Grenache noir Veilles Vignes La Grand Cuvée è stato premiato con 92 punti dall'influencer americano Robert Parker. La sua zona di produzione è il Roussillon, zona non di primissimo piano nel panorama enologico mondiale, eppure capace di regalare ottimi vini e produttori di primo piano. Il Languedoc-Roussillon si trova tra il Rodano e i Pirenei, zona tra mare e montagna, piuttosto arida d'estate soprattutto nella zona intorno a Perpignan. Le giornate estive sono calde e luminose e l'influenza della brezza marina arriva alle dolci colline dell'entroterra dove di solito la produzione è incentrata più sulla quantità che sulla qualità, essendo anche la zona più estesa e produttiva di tutta la Francia. Tuttavia negli ultimi anni si è assistito ad una graduale tendenza ad una diminuzione della quantità a favore di un innalzamento della qualità p

Valentina Cubi Amarone della Valpolicella Morar 2006

Giancarlo Vason trova nel 1969 10 ettari nel comune di Fumane, Valpolicella, ristruttura la cantina, apporta radicali mutamenti in vigna come l'espianto dei vitigni a bacca bianca che venivano utilizzate come taglio per i vini rossi, l'utilizzo del guyot al posto della più produttiva ma anche meno selettiva pergola. Inizialmente le uve venivano in parte vendute e in parte utilizzate per produrre vino sfuso.  Solo successivamente all'arrivo della moglie Valentina Cubi, l'azienda inizia a perseguire una filosofia che la porterà a imbottigliare e a perseguire con ostinazione la ricerca costante della qualità in vigna e in cantina. Infine la scelta dell'introduzione della viticoltura biologica, nel rispetto dell'ambiente ma anche per fare in modo da ottenere un vino più territoriale, senza intrusioni della chimica che porta inevitabilmente a seguire una strada di perfezione che alle volte snatura il terroir. Io ho assaggiato il loro Morar, un Amarone moderno, che pu

Barolo Bussia Riserva (2006) - Giacomo Fenocchio

E' una storia di difesa del territorio e di tradizione quella che ci perviene dal Barolo Bussia di Giacomo Fenocchio, storico produttore delle Langhe di Monforte d'Alba, patria elettiva del Barolo più muscoloso e potente. Una cosa è certa: Giacomo Fenocchio non segue le mode, le correnti, il successo commerciale a tutti i costi.  I suoi 10 ettari di vigne si suddividono in quattro grandi cru: Cannubi, Villero, Castellero, Bussia. Io ho avuto il piacere di assaggiare il Barolo Bussia, con terreni calcarei e tufacei, in grado di garantire ai suoi Barolo, potenzialità evolutive e complessità non comuni. Come detto il suo lavoro parte dalla vigna e in prosegue in cantina con fermentazioni naturali, lieviti indigeni e un controllo della temperatura grazie ai frequenti rimontaggi e follature del cappello. Inutile dire che l'uso del legno è misurato e non deve interferire nel naturale affinamento e maturazione del vino, ma solo aiutarlo a raggiungere quella complessità e quella mo

Serata vini spagnoli (su tutti il Vega Sicilia Unico annata 1989) - parte II

La serata vini spagnoli prosegue con altri vini tutti di grandissimo livello. E' la volta del produttore Marques de Murrieta e del suo Castillo Ygay Gran Reserva 2010. La sua storia è strettamente intrecciata con il successo della zona vitivinicola della Rioja, visto che nel 1852 produsse la sua prima bottiglia.  Più recentemente e più precisamente nel 1983 la cantina è stata acquistata dal Conte di Creixell che, pur conservandone la tradizione, ha apportato innovazioni tecniche che ne hanno migliorato la qualità dei vini prodotti, imprimendo anche una spinta commerciale verso l'estero, decretando il successo di questa azienda. Il Castillo Ygay Gran Reserva è un vino ricco, opulento, nella più perfetta aderenza a quel modello bordolese che tanta fortuna ha trovato in Spagna. Un vinone con profumi che spaziano dalle more mature all'uva passa, passando per le spezie e la terra bagnata (humus). Il sorso è appunto opulento e potente, un vino non proprio da tutti i giorni, ideal

Serata vini spagnoli (su tutti L'Ermita di Alvaro Palacios annata 1997) - parte 1

Il sesto anno di incontri e degustazioni è partito senz'altro alla grande per il gruppo, visto che in un piovoso martedì di settembre abbiamo potuto degustare il meglio della produzione enologica spagnola, abbinando una sublime pasta e crema di fagioli di montagna e un cotechino di cavallo, vitello e suino acompagnato dalla brevettabile crema di fagioli di Chef Fabrice. La serata è stata sponsorizzata, per quanto riguarda i vini, dall'amico Alessandro (detto anche il Benefattore). La sua personalissima cantina si aggira intorno alle 1.000 bottiglie ed è un vero peccato non averlo più spesso alle nostre cene. La serata non poteva non partire in altro modo se non con un brindisi a base di Cava, nello specifico Pere Ventura Reserva di Tresor. La zona vitivinicola detta Penedes è la patria di questo spumante catalano dalla fama ormai consolidata, che scorre a fiumi sulle ramblas di Barcellona. Le principali uve impiegate sono xarel-lo, macabeo e parellada e vengono coltivate soprat

Serata evento per il 'gruppo dei soliti astemi'

Serata evento per la degustazione del 'gruppo dei soliti astemi'. Nella residenza estiva del gruppo c'era una non comune concentrazione di persone interessanti, ottimi vini e piatti gourmet preparati dallo Chef Daniele Scanziani. Numerosi i vini proposti ma prima di partire con la carrellata delle degustazioni e loro rapida descrizione è un dovere e un onere mostrare il menù che lo chef Daniele Scanziani, ormai un amico, ha preparato per l'occasione. Come antipasti siamo partiti con un delizioso gazpacho di fichi d'India leggermente piccante con seppia marinata al basilico per proseguire con una delicata e leggermente dolce spuma di parmigiano reggiano con composta di fichi, riduzione di nocino e pan brioches. Come primo piatto riso venere con zucchine alla scapece e cruditè di gambero viola per poi passare uovo alla carbonara. Come secondo un gustoso tentacolo di piovra arrostito in salsa alla Luciana per finire con una delicata ma sfiziosa crema di piselli con lon

Il Tignanello (tra gli altri) e il gruppo dei soliti astemi insolitamente al completo

Rientro al completo e alla grande per il gruppo dei soliti astemi. Il 'parterre de roi' dei vini della serata annovera Tignanello, Brunello da Vinci, Ben Ryè e altri vini meno famosi ma che per varietà e qualità hanno reso la serata superlativa. Si parte con un prosecco di cui non è rimasta traccia ma che si è immolato alla causa del brindisi inaugurale della serata. In abbinamento ad uno squisito rotolo di frittata di zucchine, formaggio e speck è stato proposto il Vermentino Belguardo di Mazzei, con i tipici rimandi fruttati, un delicato bouquet di muschio e erba tagliata, mentre al palato si è adagiato su una piacevole nota amarognola. In generale un vino semplice e beverino adatto come starter su piatti freddi e non troppo strutturati. Con la gallina veneta e il suo ripieno di carne abbiamo proposto un Gamay dei Colli del Trasimeno di Duca della Corgna. Il Gamay è il vino del Beaujolais, e questo sicuramente non gli ha giovato nel momento in cui la stella del vino novello u