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Visualizzazione dei post da ottobre, 2018

Valpolicella Classico Superiore (2015) - Zenato

Il loro Amarone Riserva Sergio Zenato vince premi su premi ed è su tutte le guide di settore anche se purtroppo ... non l'ho mai assaggiato. Ma come sempre il valore di un produttore lo si trova su tutta la sua gamma di prodotti, anche su quelli di fascia medio alta. I vigneti di Zenato si dividono tra San Benedetto di Lugana, vocati naturalmente al Trebbiano di Lugana e a Costalunga in Valpolicella, patria dell'Amarone. Il Valpolicella Classico Superiore di Zenato che ho assaggiato durante un pranzo in un agriturismo non lontano dalla loro sede, è una stupenda amalgama di profumi e sapori intensi e raffinati, sapientemente avvalorati da un utilizzo intelligente del legno, che portano questo Valpolicella direttamente nell'olimpo dei miei vini di fascia di prezzo medio-bassa, ma dal rapporto prezzo-qualità strepitoso. Le uve utilizzate sono le classiche autoctone Corvina (85%), Rondinella (10%) e Corvinone (5%), mentre a livello di note tecniche vale la pena accen

Rosso di Montalcino (2016) - Pian delle Querci

Riflettevo l'altra sera sul fatto che ultimamente avevo colpevolmente trascurato io mio amico Sangiovese, ma scorrendo l'archivio digitale ho ritrovato le foto e le note di degustazione di un assaggio effettuato a luglio di Pian delle Querci e di cui non avevo mai tratto un post. Pian delle Querci è una azienda agricola situata a Montalcino che produce il mitico Brunello e il Rosso di Montalcino, doc di ricaduta del più famoso vino toscano. L'azienda è di tipo famigliare e coltiva sulle colline composte da terreni misto argillosi, ad una altezza di 250 mslm, 50 ettari di terreno di cui 8,5 ettari coltivati a vigneto. La pratica aziendale è di non far uso di lieviti selezionati ma di utilizzare quelli presenti sulla buccia dell'uva e di effettuare fermentazioni molto lunghe in tini di acciaio, con l'intento di estrarre la maggior quantità di materia e frutto dagli acini. Inoltre si usa una potatura cortissima per costringere ogni pianta di uva a concent

La raffinata eleganza del Barolo Monvigliero Riserva (2015) di Castello di Verduno

Partiamo dicendo che il Barolo Monvigliero Riserva 2005 di Castello di Verduno è una delle mie passioni. Superato il problema 'disclaimer', possiamo partire per quello che è uno dei viaggi più interessanti delle varie zone, sottozone o cru o comunque le vogliate chiamare. Verduno è anche la patria del Pelaverga, un vitigno autoctono locale che da vita a vini dotati di profumi speziati e di una bevibilità estremamente interessante e al contempo aristocratica. Lo cito per far capire che la zona è estremamente interessante anche sui prodotti di base seppur meno conosciuta di altre zone di Langa. Infatti anche i Barolo di Verduno, così come i Pelaverga, hanno caratteristiche uniche che trascendono dalla materia tannica e dalla muscolosa corposità dei vini di Serralunga d'Alba o di Castiglione Falletto, per dar vita a bottiglie più aristocratiche, eleganti, dal profilo tannico setoso e dal palato raffinato. Personalmente amo questo tipo di vini o meglio ho imparato

Un grande vino bianco mediterraneo: Furore Bianco Fiorduva (2015) di Marisa Cuomo

La prima volta che ho assaggiato Furore di Marisa Cuomo ero ad una fiera del vino, intento a effettuare degustazioni a raffica e piuttosto preoccupato del tempo che inesorabilmente scorreva troppo veloce. L'ho assaggiato come ultimo vino, dopo un'ultimo e nervoso controllo dell'orologio. Già dal bicchiere rivelava un colore intenso e brillante, i profumi erano insoliti e il palato differiva in maniera distintiva ed evidente da tutti i bianchi assaggiati in quella caotica occasione. Non ho potuto altro che complimentarmi con il fato che mi aveva fatto incontrare questo vero nettare degli dei, prendere nota del nome del vino e rimandare ad una occasione più tranquilla e ad un assaggio più concentrato. Da quel giorno è passato diverso tempo; ho avuto modo di riassaggiare Furore in diverse occasioni, ma sempre a fiere o in degustazioni varie, fino ad oggi quando finalmente, alla tavola del 'gruppo dei soliti astemi', si è palesata la bottiglia nella sue elegant

Il Barolo Rocche di Castiglione di Roccheviberti di Castiglione Falletto.

Le Langhe e il Barolo, il suo vino più rappresentativo, riservano sempre delle sorprese, basta non soffermarsi troppo sulle cantine più conosciute e aver voglia di scoprire tanti piccoli produttori che lavorano questo splendido territorio. Roccheviberti è una di queste piccole aziende, sconosciuta al grande pubblico e anche a molti appassionati, che opera a Castiglione Falletto su 5 ettari di vigna di cui 3 dedicati al Nebbiolo. Nelle vigne non si diserba e si usa il buon vecchio letame di mucca per concimare il terreno. Per chi non conoscesse Castiglione Falletto si tratta di una sottozona del Barolo molto di pregio, che sviluppa i migliori cru di tutte le Langhe. Le vigne di Roccheviberti di età media di 40 anni che producono il loro Barolo, si arrampicano sulle colline del cru Rocche di Castiglione, una delle zone più pregiate di Castiglione Falletto, su una altitudine media di 350 mt. Siamo quindi di fronte probabilmente ai migliori e più vocati terreni in circolazione pe

Kalterersee Auslese (2016) - Cantina di Colterenzio

Cantina Colterenzio è una solita cantina cooperativa che nasce nel 1960 ad opera di 28 viticoltori del territorio, ma è con l'arrivo di Luis Raifer che cambia il modo di produrre il vino. Vignaiolo curioso e ambizioso, inizia un lungo viaggio di studi in California, al termine del quale torna in patria con la convinzione che quelle terre prima concentrate sulla produzione di rossi di bassa qualità potevano dare molto di più di quanto si poteva supporre in quel periodo. Siamo negli anni '80 e la filosofia che Raifer cerca di esportare su queste vallate è incentrata sulla ricerca assoluta della qualità produttiva che non si poteva che ottenere riducendo in maniera drastica la resa per ettaro, ma anche la sostituzione alcuni vitigni locali con alcuni internazionali che ben si adattavano al terroir dell'Alto Adige. Sulla base di queste teorie i viticoltori non venivano più remunerati sulla base del grado zuccherino delle uve ma sulla resa per ettaro e sulla distribuzion