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Abitiamo la terra viviamo il territorio: il Capolemole rosso di Marco Carpineti



Sul cancello di entrata della cantina si può leggere: abitiamo la terra, viviamo il territorio.

Chi conosce i vini di Marco Carpineti sa che più che uno bello slogan si tratta di un credo radicato profondamente in questa cantina di Cori, a 56 km a sud di Roma.
La passione e il desiderio di vivere in un ambiente intatto da tramandare alle future generazioni ha portato l'azienda alla certificazione bio, con circa 40 ettari vitati.

Il suolo è di origine vulcanica, l'esposizione delle dolci colline è perfetta. Così l'attività ha inizio nel 1986 con la svolta biologica introdotta quasi da subito.
L'ulteriore scommessa è la riscoperta dei vitigni locali come il Bellone e l'Arciprete Bianco (biotipo del Bellone), ma anche alcune varietà di Greco quasi scomparse in loco.
Sui rossi anche qui prevale l'autoctono con vitigni come il Cesanese, il Nero Buono di Cori e il più diffuso Montepulciano.

Dopo una breve visita in vigna si passa in cantina per la degustazione in una sala ampia e ben illuminata, dove effettuiamo diversi assaggi e ci portiamo a casa altrettante interessanti bottiglie, ognuna delle quali raccontata splendidamente dalla nostra guida.

Tornati a casa è finalmente giunto il momento di assaggiare il Capolemole Rosso, un intrigante blend di Nero Buono di Cori (60%), Montepulciano (30%) e Cesanese (10%).

Un blend di vitigni autoctoni che non lascia spazio a incursioni piacione di Cabernet o Merlot, seguendo fedelmente la rigorosa filosofia aziendale della riscoperta del territorio e di rivalutazione di una terra che fino a pochi anni fa sembrava essere rimasta molto indietro rispetto alla maggior parte delle regioni italiane.

Invece, come dimostra Carpineti, si trattava solo di scommettere di più sulla qualità e anche sulla distinzione rispetto alle omologazioni di molti produttori che hanno deciso di non rischiare.

Il naso esprime interessanti note di frutta rossa matura che interagiscono piacevolmente dalle spezie come il pepe nero e un sottofondo di scatola di sigari, ereditati dall'utilizzo sapiente del legno. 

Più sulla distanza esce discreto come a non voler disturbare un sentore minerale che mi sarei aspettato più immediato vista l'origine del territorio.
In bocca è piacevolmente tannico, dalla struttura robusta che si riconosce nei Montepulciano e nel complesso caldo e armonico.
Mediamente lungo sulla durata si adatta ad una infinità di piatti del territorio e a numerosi formaggi dalla media stagionatura.

   

 

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