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L'Inferno di Nera

Inferno di Nera

Quando bevo un vino di Stefano Nera non posso non tornare con la memoria alla bellissima verticale del suo Sfursat in una fredda sera di gennaio di quest'anno (http://bit.ly/1m98fsR).
E' stata una serata memorabile e del resto non mi capita tutti i giorni di bere annate così lontane nel tempo.

E visto che parliamo di Valtellina superiore vale la pena ripassare le cinque sottozone in cui è suddivisa la Docg, ognuna con caratteristiche differenti in grado di dare vini diversi tra loro.
Il Sassella è la sottozona più antica e probabilmente la più famosa e rinomata che prende il nome dal santuario mariano omonimo, poi troviamo Grumello a nord-est della città di Sondrio che consente l'utilizzo in quantità residuale di Rossola e Pignola e prende il nome dal Castello di Grumello, l'Inferno così chiamato per l'asperità dei vigneti e per le alte temperature estive che è anche la più piccola delle sottozone con i suoi 55 ettari vitati tra Poggiridenti e Tresivio.
Infine le due ultime sottozone, Valgella la più estesa e Maroggia, l'ultima ad essere stata introdotta nel 2002 e localizzata nel comune di Berbenno.

Inutile dire che il Valtellina superiore Inferno non si può certo paragonare a quei prodotti di cui accennavo in precedenza, ma più semplicemente è un prodotto piacevole, meno impegnativo e adatto all'abbinamento con i piatti della cucina di tutti i giorni.

Il colore è abbastanza scarico ma tutto sommato considerando che stiamo parlando di Nebbiolo pensavo ad un rosso rubino più tenue.
Le note di terrose di humus e di frutti di bosco si sviluppano in maniera precisa e netta, mentre mi risulta difficile riscontrare altri profumi e devo ammettere che mi aspettavo qualcosa di più sull'intensità e la complessità olfattiva.
La beva invece è godibilissima nel corpo agile, snello, con tannini piacevoli e un finale di chiara impronta sapida e fresca.
Finale di media lunghezza e sostanzialmente in linea con i vini di questa fascia di prezzo (7-8 euro).





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