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Serata enologica tra vini di Alto Adige, Piemonte e Toscana





Le serate con gli amici, siano essi sommelier o semplici wine lovers, passate nella mia taverna a bere ottimo vino (magari accompagnato da formaggi e salumi) sono indubbiamente le mie preferite, anche meglio di fiere piccole o grandi, serate organizzate con o senza la presenza del produttore e talvolta anche delle visite in cantina, soprattutto se il produttore non è in vena di parlare o pensa di farti un favore o di perdere tempo !!!!
Anche per questa serata gli amici si sono davvero impegnati, portando ottimi vini, buona compagnia e ..... buonumore che inevitabilmente cresce man mano che il tasso alcolico aumenta.




Sauvignon di Cantina di Caldaro
Si parte con il Sauvignon della Cantina di Caldaro, che con i suoi 440 soci e un concetto ben presente di qualità e sanità dell'uva apportata in cantina, rappresenta un punto di riferimento da diversi decenni per tutto l'Adige.
L'annata 2013 è stata contrassegnata da un inverno piuttosto piovoso, cosa che ha portato ad un ritardo sul germogliamento e successiva maturazione delle uve di circa 2 settimane rispetto al consueto.
Il Sauvignon Premstaler fa parte della linea cru e la sua fermentazione è necessaria lenta come si conviene per i vini da 'attendere'; dopo la macerazione a freddo, pressatura soffice e decantazione naturale, il mosto fermenta alla temperatura controllata di 16 gradi e poi matura sulle fecce fini per 5 mesi.
Gli interventi in vigna e cantina sono ridotti al minimo e su alcuni vigneti si utilizza l'agricoltura biodinamica.
Il 2013 è giallo paglierino vivo, con fragranti profumi di fiori di sambuco, frutta come l'ananas e la pesca a pasta gialla.
In bocca è pieno, succoso, dalla beva avvolgente e armonica, con un bell'impatto primario sapido e un finale decisamente minerale.

Gewurztraminer di Cantina Bolzano

La Cantina Bolzano è stata fondata nel 2001 dopo la fusione delle due storiche cantine di Gries e Santa Maddalena. L'enologo della casa ha sempre dato un taglio piuttosto classico ai vitigni prodotti che poi sono anche quelli tipici del territorio come Lagrein, Schiava, Pinot grigio e Gewurztraminer.
Il Gewurztraminer assaggiato è quello della linea classica, con i profumi tipici di agrumi, salvia, pepe rosa, litchie, mentre il palato è giustamente sapido e minerale, con una componente morbida e quasi grassa e buona struttura complessiva.
E' un buon vino, ma non è un prodotto in grado di stupire e personalmente non mi ha emozionato.

Bolgheri di Tenuta Argentiera
Della Doc Bolgheri ho già avuto modo di parlarne qui (http://baccanera88.blogspot.it/2014/12/sassicaia-bogheri-doc-2009-tenuta-san.html) quando ho assaggiato il Sassicaia.
La Tenuta Argentiera è contemporaneamente l'azienda vitivinicola più vicina al mare (2 km) e quella che raggiunge la massima altitudine (150-200 mslm).
In epoca etrusca all'interno della tenuta si trovava sorgenti naturali e miniere d'argento, tanto da essere considerato un importante centro minerario dell'epoca.
Il terreno è misto argilloso, sabbioso e calcareo, con una importante presenza di scheletro e sassi.
Il Bolgheri rosso Villa Donoratico di Tenuta Argentiera è composto dal classico taglio bordolese, quindi Cabernet Savignon, Cabernet Franc, Merlot in quantità quasi uguali più un 15% di Petit Verdot.
Nel bicchiere si nota subito una nota colorante importante, un rosso rubino impenetrabile.
Ha un bouquet variegato di frutti di bosco, poi confettura di ciliegia, note speziate e terrose.
Al sorso si percepisce prima una nota calda, avvolgente, poi il tannino leggermente amarognolo ma ben definito nella sua fitta trama armonica, addolcita dalla permanenza in barrique per 12 mesi e in bottiglia per altri 10.
Fermentazioni lunghe, basse rese e una malolattica svolta alla perfezione disegnano un vino importante e dal buon rapporto qualità-prezzo.

Barbaresco di Produttori di Barbaresco
I produttori di Barbaresco sono una garanzia di alta qualità a prezzi contenuti da ormai diverso tempo.
Fondata nel 1958 da Don Fiorino Marengo, l'allora parroco di Barbaresco, che ha riunito 19 agricoltori con l'obiettivo di valorizzare questo vino nato nel 1894 (in precedenza il Nebbiolo veniva utilizzato solo per produrre Barolo), ad oggi può vantare 50 soci conferitori e circa 110 ettari di vigneto, ma soprattutto una filosofia produttiva che pervade tutto il territorio.
Le Langhe sono formate da terreni argillosi e ricchi di calcare, oltre ad alcune importanti vene di sabbia e la vite è coltivata tra i 200 e i 400 metri di altitudine.
Il Barbaresco riserva 2005 assaggiato deriva dai vigneti denominati dell'Ovello, una specifica sottozona che coincide con delle colline che occupano la parte più a nord del comune di Barbaresco, con esposizione ottimale e terreni con contenuti di argilla più elevati rispetto ad altri presenti in zona.
Venendo al vino si riscontra nel bicchiere il tipico colore rubino scarico del Nebbiolo, mentre nei profumi è netta e evidente l'intrigante nota balsamica, ancor prima dell'avvolgente rabarbaro o della pienezza del frutto e della liquirizia.
La quadratura del cerchio la si riscontra in bocca con tannini ancora incredibilmente vivaci, quasi aggressivi a sottolineare la tipicità della sottozona, beva agile, fine ed elegante nella sua progressione, armonico e di una lunghezza commuovente.
Chapeaux.

Barolo riserva di Castello di Verduno

Alla fine aprire il Barolo Monvigliero riserva, annata 2005 di Castello di Verduno, è stato quasi un capriccio, un voler confrontare l'inconfrontabile, insomma quasi uno spreco.
Devo dire però che quella sera la stanchezza-assuefazione alcolica dovuta ai vari assaggi e il fatto di non esserci propriamente limitati nella successione e quantità dei bicchieri non mi avevano fatto del tutto apprezzare le qualità di questo Barolo garbato ed elegante, quasi un gran signore che si scusava per essere arrivato per ultimo.
Invece un adeguato assaggio nei giorni successivi .... a mente lucida, mi hanno permesso di capire pienamente l'eccezionalità di questa bottiglia.
Del resto si dice che il Barolo sia nato proprio qui, quando il re Carlo Alberto nel 1838 commissionò un vino a base nebbiolo a Castello di Verduno, e poco importa se allora il vino era indubbiamente qualcosa di profondamente diverso da quello che possiamo oggi assaggiare.
Tornando a questo vino dopo la macerazione per 30 giorni come si conviene al Barolo, viene fatto affinare in botte grande per 3 anni e mezzo.
Anche qui al naso si scorge la nota balsamica ma più in secondo piano; prevale infatti una esplosione di frutta matura nera e rossa, confettura di prugne, note di humus, mentre al gusto è robusto, succoso, avvolgente con tannini vellutati, bevibile, elegante e incredibilmente discreto come solo i grandi Barolo sanno essere.


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