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L'esplosione di profumi e gusto del Passito di Pantelleria Lago di Venere di Miceli




L’isola di Pantelleria è un variegato e, grazie al suo naturale isolamento, quasi intatto microclima difficilmente riscontrabile in altre isole e più in generale zone d’Italia.
Va da sé che anche la vite, che qui si è adattata alla vita estrema dell’isola causata da una perenne carenza di acqua soprattutto durante i periodi estivi, non possa che produrre vini estremi, anche grazie ad un terreno di origine vulcanica che tanto influenza il gusto e l’olfatto del nettare di Bacco.
In questo estremo lembo d’Italia, Miceli produce un Moscato passito con vigne che si affacciano sullo straordinario lago di Venere, un autentico paradiso a cielo aperto, un lago naturale alimentato dalle rare piogge e dalle sorgenti termali al suo interno.

Il lago occupa un cratere naturale di un antico vulcano in località Bugeber e contribuisce ulteriormente a influenzare il già particolarissimo microclima dell’isola, sia nella stagione invernale, come e soprattutto in quella estiva.

Il Lago di Venere è formato da Moscato, che in Sicilia viene spesso chiamato Zibibbo. Le uve vengono fatte appassire naturalmente sulla pianta e successivamente raccolte in piccole cassette al giusto momento di maturazione.
In cantina subiscono un ulteriore appassimento, mentre al termine del processo fermentativo viene aggiunto alcol per bloccare il processo di completa trasformazione degli zuccheri in alcol da parte dei lieviti.

L’affinamento in vasche di cemento, la lavorazione accurata e una produzione poco più che artigianale unita alle condizioni straordinarie di terreno e microclima sopra citate, portato ad un risultato strepitoso.

Di questo risultato si è accorto uno dei più grandi distributori e da qualche anno anche produttore di vino italiano, la monzese Meregalli, che l’ha inserito nella sua lista prodotti.

Il colore è molto simile al miele millefiori con una spiccata brillantezza.
I profumi sono una vera e propria bomba per il nostro naso che non potrà non assimilare le melliflue note di miele di acacia, magnolia, muschio, per poi distendersi su più pungenti tratti agrumati e minerali e finire su un sottofondo di zolfo e note eteree.
Anche in bocca si distingue per una sapidità quasi salina, il tratto deciso e quasi aspro in decisa competizione con il gusto naturalmente dolce del moscato.
E ancora al naso, nei bicchieri che si susseguono senza stancare il palato, si può ritrovare la salvia e la frutta come albicocca matura, ma anche camomilla e zenzero, in un finale che si trasforma e che non sembra terminare mai.

Tutti in piedi e applausi.



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