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Polvanera: quando la tradizione e il territorio si ritrovano in bottiglia


Polvanera è una dolce e piacevole scoperta che rivendico spesso nel 'gruppo dei soliti astemi'.
Ricordo ancora come fosse oggi che, dopo una lunga batteria di produttori e relativi vini assaggiati, eravamo in procinto di lasciare il Vinitaly 2017, tornando alla stazione di Verona e, un tantino preoccupati, calcolavamo mentalmente quanto potevamo metterci per uscire dalla fiera, prendere il primo autobus e arrivare ai binari.
Dal calcolo approssimativo è risultato che avevamo ancora un piccolo, ma determinante spazio temporale per degustare un ultimo produttore che ho scelto dalla mia lista.
Quel produttore era Polvanera.
Di lui ci ha colpito che, nonostante tutto un Vinitaly ormai alle spalle, i suoi vini ci sono sembrati avere una personalità perfettamente distintiva, fortemente territoriale e, per noi molto importante, con un rapporto qualità prezzo che ancora oggi considero praticamente imbattibile.

Con colpevole ritardo abbiamo riassaggiato uno dei suoi vini nella tarda primavera di quest'anno, durante una piovosa e quasi fredda serata a casa di Chef Fabrice.
Polvanera è un produttore pugliese di Gioia del Colle e mai come in questo caso individuare bene il territorio è fondamentale, visto che il produttore, ben cosciente delle potenzialità del suo vino, rifiuta qualsiasi utilizzo della botte per non rischiare di coprire con i sentori del legno le note olfattive tipiche del Primitivo.
Nei suoi 100 ettari di vigneto e soprattutto nelle fasi della lavorazione in cantina, la filosofia aziendale si incentra su una vinificazione pura, intenta ad esaltare il vitigno autoctono e la riconoscibilità territoriale.

Cosa che si sintetizza perfettamente anche e, oserei dire soprattutto, nella versione più semplice del loro vino.
Il primitivo 14 ha una resa molto bassa (50 hl/ettaro), fa solo acciaio dove affina per 24 mesi più altri 12 mesi in bottiglia.
E' un vino che riesce brillantemente nell'intento di unire la grande bevibilità di alcuni Montepulciano alla complessità di un Barbaresco, mentre le note sono subito riconoscibili e ben distinte e si dipanano prima su nuance avvolgenti di prugna polposa, ciliegia matura, liquirizia e una traccia di sottobosco, mentre in bocca è morbido, avvolgente senza stancare il palato grazie ad un apporto minerale convincente e ad una succosa freschezza.
L'alcol è potente (14,5%) ma apporta eleganza, corpo e struttura e non pesantezza.
Consigliatissimo e di grande abbinamento sopratutto su manzo appena scottato o anche carni  bianche ma cucinate con sughi di funghi.
Chapeaux, tutti in piedi e applausi.



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