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Il Friulano Riserva di Ronco Severo e la filosofia di Stefano Novello



Sarà l’influenza di alcuni grandi ‘pensatori’ del vino come Gravner o sarà semplicemente una pura casualità, ma il Friuli si distingue nettamente nell’ambito viticolo italiano per l’elevata concentrazione di produttori ‘estremi’, con una loro filosofia del vino ben definita che va ben oltre il concetto molto più semplice di come si vuole comunicare il vino.
Sostanza e non apparenza, idee radicali capaci di fare sempre più breccia soprattutto verso un pubblico di consumatori più raffinato della media, alla ricerca di una filosofia da riscontrare nel bicchiere.

Stefano Novello di Ronco Severo rientra a pieno titolo in questa categoria di produttori-filosofi, di quelli che hanno avuto il coraggio e la forza di dare una impronta chiara ai propri vini partendo da una idea di base.
L’azienda di famiglia è stata fondata dal padre Severo nel 1968, da un piccolo appezzamento di tre ettari.
Nel 1990 avviene la svolta: dopo un lungo periodo passato a lavorare in azienda Stefano decide di cambiare il modo di fare il suo vino, per trovargli un’anima che rispecchiasse le idee che nel frattempo gli erano entrate in testa.
Decide quindi di passare al regime biologico, abbandonando l’utilizzo di ogni prodotto chimico e riducendo al massimo l’intervento sia in vigna che in cantina.
Adotta l’inerbimento tra i filari, l’utilizzo del sovescio come concime naturale al posto dei concimi minerali, mentre per combattere le malattie della vite utilizza solo una bassa quantità di solfato di rame.
E poi vendemmia rigorosamente manuale e solo a grappolo perfettamente maturo e in cantina nessuna aggiunta di lieviti selezionati, enzimi e anidride solforosa (a parte una minima quantità in fase di imbottigliamento).
Infine macerazioni lunghe che nel caso del Friulano possono arrivare anche ai 30-40 giorni.

Nel 2003 l’azienda decide di acquisire altri cinque ettari di vigneto, portando la superficie vitata a 8 ettari totali da cui si ricavano dalle 20 alle 25 mila bottiglie.
Dimenticavo di dire che siamo a Prepotto, nei Colli Orientali del Friuli su un terreno in maggior parte marnoso e che Stefano Novello in fase di potatura interviene sulle gemme riducendole in modo da produrre pochi, preziosi e concentrati grappoli da ogni vite.

Il suo Friulano annata 2014 è un vero e proprio nettare ricercato, che si fa apprezzare per la ricerca del difficile equilibrio tra aromi varietali, struttura, eleganza e una certa raffinatezza quasi snob.
Nel bicchiere si riconosce la macerazione sulle bucce e la mancanza di filtrazione, per un colore per cui occorre trovare una nuova sfumatura di giallo, in quanto non somigliante a nessuno dei soliti impolverati termini Ais.
In naso si articola su note di pesca gialla, mandorla, fiori di campo, con leggera vena agrumata.
Sorso caldo, pieno, con discreta componente acidula oltre ad una preziosa componente salina; una preziosa amalgama che riesce nel difficile compito di essere al contempo ad essere piacevole, variegato e raffinato.
Un vino sorprendente nella sua semplicità, con un’anima ben definita come voluta dal suo produttore.



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